Fare il punto sulla situazione politica, mentre è in pieno svolgimento la crisi di Governo, non è facile. In queste ore il presidente della Camera Fico sta portando avanti il mandato esplorativo ricevuto dal Capo dello Stato. Tante chiacchiere mediatiche, scenari inventati e false notizie dominano la scena. Compresi notevoli svarioni sul piano costituzionale, come quando si parla di accordi sui ministri ignorando che si tratta di una funzione attribuita al Presidente del Consiglio incaricato e non ad un esploratore. Ma si tratta di furbizie alimentate ad arte per cercare di nascondere e sviare l’attenzione dal vero nodo della crisi, che resta quello del tentativo di togliere di mezzo Conte e cambiare il Presidente del Consiglio.
Questa è la manovra avviata da Matteo Renzi con il ritiro delle “sue” ministre e l’uscita dalla maggioranza. Ed è una manovra tutt’ora in corso. Vedremo nelle prossime ore cosa accadrà, niente è scontato. Ma poiché non penso che tutto sia spiegabile solo con l’ego smisurato e vanesio di Renzi credo anch’io, come lui, che dietro ci sia una motivazione politica. E questa motivazione è palesemente espressa, oltre che dalla destra, dalle posizioni di Confindustria e di tutta una serie di interessi economici, ben legati al vecchio sistema di sviluppo, che non vogliono essere tagliati fuori dalle scelte sulla utilizzazione dei miliardi del Recovery fund e cercano una rappresentanza di fiducia. Renzi si è proposto per questo ruolo.
Si tratta certamente di uno scontro politico e sociale serio, perché è evidente che se il grosso dei fondi viene indirizzato nell’innovazione, per il futuro indicato da “Next Generation Eu”, fatto di economia verde, di digitale, di scuola, formazione e ricerca, di azioni per ridurre squilibri e diseguaglianze, per molti settori dell’attuale assetto economico restano pochi spazi. Se tale è questione, non sarà comunque semplice immaginare un cammino facile per il nuovo Governo, sia che si basi sulla maggioranza precedente, con Conte premier e con qualche allargamento, oppure che si formi, se trova una maggioranza credibile, come Governo di scopo o del Presidente della Repubblica che dir si voglia. Anche perché questa seconda ipotesi starebbe in piedi sulla esclusiva motivazione di impedire il voto anticipato. E gli effetti di restringimento del ruolo del Parlamento vissuti in questa legislatura, caratterizzata da una composizione parlamentare disomogenea, si farebbero ancora più gravi.
Sulla base di queste valutazioni, il mio punto di vista è che la nascita di un Conte Ter rappresenterebbe tuttavia la conferma di un equilibrio parlamentare rodato, ma rinforzato da un passaggio che spinge oggettivamente verso una alleanza più organica fra la sinistra e il M5S in vista della scadenza naturale della legislatura. Ma se invece queste condizioni non si manifestano meglio evitare compromessi poco comprensibili, che finiscono per alimentare confusione e incertezze. Già la fase attuale, in cui è largamente diffusa l’ostilità verso una politica che litiga e non affronta i problemi, contiene tutti gli elementi per la crescita di posizioni populiste e qualunquiste. Oggi, potremmo spiegare le ragioni dell’assurdità, indicandone le responsabilità, di una crisi in piena pandemia, con le urgenze del Recovery e del piano vaccinazioni. Domani non più. Inoltre non fa bene alla democrazia l’idea che le elezioni rappresentino comunque un guaio.