La cosa più importante di questi giorni è senz’altro l’inserimento di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti. Molto forte è il messaggio che ha mandato con il suo discorso tutto improntato alla drammaticità del momento, causata dalla crisi pandemica e dalle conseguenze sull’economia in termini di allarme sociale, e al richiamo alla necessità di innescare una risposta di unità di tutto il Paese. Dunque, appena dato un segnale di ripristino delle regole e della pratica della democrazia, concretamente attaccate dalla presidenza di Donald Trump, occorre fare i conti con il pericolo principale rappresentato dalla pandemia. E in effetti le notizie che ci parlano di una persistente espansione dei contagi, molto pesante in tanti Paesi e anche in Europa, con conseguenze assai gravi.
Anche in Italia, i dati ci parlano di una situazione che resta preoccupante nonostante le misure restrittive attuate nelle passate settimane, mentre è partita la campagna per la vaccinazione che avrà necessariamente tempi non brevi, con il rischio sempre presente di inciampare in qualche intoppo. Credo sia evidente che la prima esigenza, in questa situazione, dovrebbe essere quella di concentrare tutti gli sforzi, con il massimo di collaborazione ad ogni livello, nella campagna di vaccinazione. Invece in Italia la questione prioritaria per il sistema mediatico, per gran parte del sistema politico, per le principali rappresentanze del mondo economico e confindustriale, è quella di provare a cambiare il Presidente del Consiglio e il Governo provocando una crisi politica al buio estremamente dannosa per il Paese.
L’irresponsabilità di Matteo Renzi è apparsa così evidente che anche i sondaggi hanno subito registrato il basso gradimento di manovre come quelle da lui attuate. Ha tirato la corda fino a romperla con decisione e poi ha cercato di dare la colpa a qualcun altro. Ora che dalle parti del PD si è palesata la consapevolezza della sua “inaffidabilità”, Renzi, contando sulla estrema precarietà della situazione, prova a fare marcia indietro. Nel contempo prosegue il fuoco di fila dei grandi giornali e delle tv, tutte, finalizzato a far saltare l’attuale equilibrio politico con l’obbiettivo di crearne uno nuovo, tipo Governo di unità nazionale o qualcosa di simile. A memoria non ricordo una situazione simile, in cui tutto il sistema mediatico si sia schierato così uniformemente in una campagna politica. Forse nella fase della battaglia contro il terrorismo, ma era un’altra cosa.
Comunque, dove sia questa possibilità di dare vita ad un’altra maggioranza in questo Parlamento, diversa da quella attuale, e senza il M5S, rimane molto difficile da immaginare. Però si obietta che, siccome non si può andare alle elezioni nel bel mezzo di una emergenza come quella che viviamo, si possa continuare a tirare la corda e cercare altre soluzioni. Ovviamente ripetendo il motivetto della ricerca della massima unità del Paese, osannando l’appello alla responsabilità di Mattarella per contraddirlo un minuto dopo. È certamente vero che, per affrontare le enormi difficoltà di questa fase, sarebbe necessario un forte spirito di responsabilità e di unità di tutto il Paese, ma è assai difficile che ciò possa avvenire in un clima di radicalizzazione dello scontro politico, oggettivamente spinto in avanti dalle polemiche quotidiane contro Conte e il suo Governo. Detto questo, sul come se ne esca, sul che fare, non saprei proprio a quali previsioni riferirmi.
Nelle posizioni del mondo della sinistra prevale l’idea che andare alle elezioni sarebbe un rischio molto grande, perché la destra potrebbe vincere le elezioni, forse con una maggioranza numerica in grado di renderla autosufficiente anche per l’elezione del capo dello Stato. Tutti i sondaggi la danno nettamente avanti sul centrosinistra. È certamente un ragionamento fondato. Ma, tuttavia, si dovrebbe anche considerare l’ipotesi che il permanere in una situazione precaria e confusa possa portare acqua al mulino della destra e rendere ancora più difficile e problematica la battaglia elettorale; quando ci sarà, comunque non oltre la fine della legislatura nel 2023.
Il punto da considerare è che ad oggi la motivazione che sorregge più efficacemente la credibilità dell’attuale maggioranza sta nel senso di responsabilità e nell’impegno che il premier e il Governo, o una parte di esso, hanno dimostrato nell’azione contro la pandemia. Questo dicono le indagini sul gradimento politico dei leader realizzate negli ultimi mesi. Ma questo tema, questo messaggio, quanto può durare? Può essere spendibile nei tempi lunghi? Io credo di no. Se si va al confronto elettorale, sui tempi lunghi, bisogna essere in grado di gestire con successo l’uscita dalla crisi sanitaria e l’utilizzazione delle risorse europee, e dare una proiezione strategica all’alleanza di Governo.
Ecco, credo che anche questa riflessione debba trovare spazio nel dibattito della sinistra per valutare, questa è la mia opinione, che se si precipita in un contesto caratterizzato dal possibile sbocco elettorale non dobbiamo romperci la testa prima del tempo. Semmai dobbiamo attrezzarci alla svelta.