Qualche giorno fa ho commentato criticamente alcune dichiarazioni del Sindaco e di altri esponenti del centrodestra in merito a scelte urbanistiche di grande importanza per la città. In particolare mi riferivo all’ipotesi dell’accantonamento del progetto Chipperfield sul recupero dell’area del Santa Chiara e allo stravolgimento della previsione della Cittadella aeroportuale fondata sulla realizzazione di un nuovo centro congressi. Si tratta di annunci che allarmano, perché avvengono senza che vi sia alcuna trasparenza, sia dal lato informativo e conoscitivo che da quello degli interessi che ruotano intorno a operazioni di tipo immobiliare. Si annunciano idee e propositi al di fuori di ogni ragionamento razionale sulle funzioni e sulle responsabilità programmatorie del Comune e del ruolo che deve svolgere il Consiglio comunale. Il tutto senza un disegno sostenibile e funzionale per la città.
Un esempio chiaro e preciso è nella scelta di continuare a mantenere la Torre e la Piazza dei Miracoli come asse quasi esclusivo dell’attrazione turistica. Basta guardare alla previsione di nuovi parcheggi, tutti ubicati nei quartieri di Porta Nuova e Porta a Lucca, con la probabile aggiunta di poli commerciali. Poi, mentre si spendono parole sulla limitazione del consumo di suolo, si prevede una grande quantità di urbanizzazione di suolo a ridosso del camposanto di via Pietrasantina, intaccando probabilmente anche i vincoli cimiteriali di distanziamento. In buona sostanza si dice bianco e si fa nero.
Anche sul piano della mobilità sostenibile vengono spese tante parole, ma nella realtà delle cose niente si fa per ridurre il traffico delle auto private. In città, ma anche sul litorale. Che senso ha fare un parcheggio multipiano per le auto accanto al prolungamento della pista ciclabile da Marina a Tirrenia? Che cosa si vuole incentivare? Quale è il messaggio? E tornando al centro cittadino, quali idee e azioni sono previste per valorizzare i musei che sono sui Lungarni e provare a creare un flusso turistico, verso il centro città, attraverso un’offerta di qualità urbana e culturale? Cosa assai difficile se non si ripensano anche le caratteristiche della mobilità sui Lungarni.
Tuttavia su questo tema, quello di una espansione e qualificazione del turismo a Pisa e nel territorio pisano, una visione l’avevamo elaborata una ventina di anni fa e sulla quale una serie di interventi di recupero e di riqualificazione urbana sono andati avanti. Pensiamo all’asse pedonale da Piazza Vittorio a Piazza dei Cavalieri fino a via Santa Maria, oppure al percorso sulle Mura e agli Arsenali alla Cittadella, con il nuovo museo sulle navi antiche. Certamente con gli anni, e soprattutto con i cambiamenti indotti anche da nuove emergenze come la crisi climatica e la pandemia, una esigenza di adeguamenti si pone. In primo luogo attraverso una discussione che coinvolga i cittadini. Ma quello che abbiamo davanti oggi, a Pisa, è tutt’altro che una riflessione volta a migliorare la città e a utilizzare meglio le sue potenzialità. Quello che si intuisce è un muoversi non sulla base di una visione, di un disegno per la città di domani, ma in ordine alle iniziative di una serie di interessi, più privati che pubblici, motivate dalla “simbologia del fare”.
È evidente che c’è un ritorno indietro sulle aspettative di una migliore qualità della vita, che non si misura sulla asfaltatura di una strada o sulla posa di vasi di fiori, ma che devono trovare riscontro in un’aria più pulita, in servizi più vicini ai cittadini, in maggiori opportunità di lavoro e in uno sviluppo dell’economia capace di valorizzare le straordinarie risorse formative, culturali e turistiche della città. Credo che proprio questo sia il tema che le forze del centrosinistra pisano devono riprendere e approfondire: quello della qualità della vita come un obbiettivo da rilanciare, e anche da ridefinire. Anche per scuotere tante energie dal torpore provocato dalla pandemia e dalle chiusure individualistiche. Eppure da quasi tutte le indagini sociologiche che vengono svolte sulla vita delle città emerge, tra i cittadini, in forma nettamente maggioritaria, la percezione di un peggioramento della qualità della vita. Sicuramente influiscono le incertezze e il malessere sociale provocati dalla crisi.
Ma per la sinistra questa deve diventare una opportunità su cui ragionare, a partire dalla necessità di recuperare vicinanza con i servizi e le attività di quartiere messa in evidenza dalle misure antivirus, e dall’obbiettivo di diminuire i tempi della mobilità sulle auto private e per rilanciare mobilità alternativa e trasporto pubblico.