È chiaro che quegli effetti mutano sostanzialmente i principi e i criteri con cui si orientarono i padri costituenti nell’elaborazione della Carta Costituzionale. Criteri che tenevano in cima alle considerazioni il rapporto fra eletti e elettori insieme a quello della rappresentanza territoriale. Inoltre questo mutamento avviene in un contesto istituzionalmente monco in quanto mancano i necessari adeguamenti sul piano della legge elettorale, della revisione dei collegi e del numero dei rappresentanti delle Regioni tra gli elettori del Presidente della Repubblica. Tutto questo ci dice già abbastanza sulla disinvoltura con cui vengono maneggiate norme che hanno a che fare con la Costituzione e sull’uso improprio con cui vengono piegate alla propaganda politica. È preoccupante. Ma a questo va aggiunto anche il fatto che una volta concretizzato questo cambiamento, che porterà a collegi elettorali molto più grandi di quelli attuali, il costo delle campagne elettorali, sia con il proporzionale che con il maggioritario, sarà enorme e richiederà una raccolta di fondi privati molto consistente. Esigenza amplificata dalla crisi dei partiti e dalla personalizzazione della politica. È quindi facile immaginare il rischio di uno sviluppo dei fenomeni corruttivi o di asservimento a interessi particolari; dunque il panorama politico del nostro Paese si presenta tutt’altro che rassicurante, oltre ovviamente alla crisi economica e sociale che persiste.