A metà giugno si aprì il confronto nel PDS per la scelta del nuovo Segretario. I due candidati in corsa erano D’Alema e Veltroni. Il primo visto più come uomo di apparato e l’altro come più giovane e nuovo. Questo era il ritratto, la fotografia, che veniva fuori dai giornali e dal sistema mediatico. Sicuramente c’erano differenze sull’idea di partito, più pesante o più leggero, e sul peso da dare al ruolo della leadership e della comunicazione. Comunque la Direzione del PDS per arrivare alla scelta, decise un percorso innovativo che prevedeva prima del voto finale nel Consiglio Nazionale un’ampia consultazione negli organismi territoriali del partito. Nella realtà pisana c’era un forte e diffuso apprezzamento per D’Alema, che qui aveva fatto i suoi primi passi nella politica, e non mancammo di farlo sapere.
Tra l’altro, per aprire una parentesi, proprio il 7 giugno, per ricordare Enrico Berlinguer a dieci anni dalla sua morte, avevamo organizzato al Palazzo dei Congressi un dibattito sulla sua figura con D’Alema e Paul Ginsburg, che poi divenne un piccolo saggio pubblicato da Giunti e curato da Michele Battini. Ma, chiusa la parentesi, anche a Pisa realizzammo la consultazione prevista con un esito molto diverso da quello delle altre Federazioni della Toscana. I risultati della consultazione a livello nazionale dicevano che mentre nel gruppo dirigente centrale prevaleva D’Alema tra i dirigenti nel territorio prevaleva Veltroni. In Toscana Veltroni aveva un notevole vantaggio in tutte le Federazioni, tranne Pisa e Massa Carrara dove prevalse D’Alema. Nello specifico nel PDS a Pisa, che contava 9.106 iscritti, furono consultati 224 membri degli organismi territoriali dei quali 123 si pronunciarono per D’Alema, 60 per Veltroni e 37 sparsi su altri nomi. Poi, nel Consiglio Nazionale del 1 luglio, dopo una discussione sulle due piattaforme politiche presentate dai candidati, fu eletto D’Alema con 249 voti contro i 173 di Veltroni. Su questo epilogo vi furono anche fattori di disagio e di non condivisione in una parte minoritaria del partito che interpretò quel risultato come un “tradimento” della volontà della base. Tuttavia dalle parole e dai comportamenti dei contendenti e dell’insieme del gruppo dirigente nazionale emerse una chiara scelta in direzione dell’unità del partito.
Appena passata quella “buriana” il PDS pisano riprese l’iniziativa sull’obiettivo di accelerare le elezioni amministrative al Comune attraverso lo scioglimento anticipato del Consiglio Comunale. In tal senso era importante trovare intese in Consiglio a partire dall’esigenza di dare responsabilmente alla città una soluzione amministrativa certa e operativa e allo stesso tempo, sul piano politico, agire per sviluppare e consolidare l’alleanza dei progressisti. Fu così che nel mese di agosto, sulla base dell’evidente logoramento della credibilità della Giunta e della maggioranza consiliare, furono raccolte le dimissioni di 25 consiglieri come atto necessario all’autoscioglimento del Consiglio Comunale. A settembre arrivò il commissario prefettizio e furono indette le elezioni comunali per il 20 novembre.
Nessun Commento