L’iniziativa “Rileggere Gramsci” è andata molto bene. Tanta gente e mi dispiace che molti non siano riusciti a entrare perché la sala era piena e per ragioni di rispetto della sicurezza è stato bloccato l’accesso. Comunque faremo il possibile per mettere in rete la registrazione degli interventi. In particolare quello di Remo Bodei è stato molto bello, una lezione di grande qualità. Come Camera dei Deputati stiamo predisponendo il volume sull’ottantesimo della morte di Gramsci, con i testi dei discorsi delle celebrazioni e soprattutto le quattro conferenze che accompagnarono, nei mesi scorsi, la mostra con i Quaderni e i libri di Gramsci realizzata alla Camera e poi riproposta a Cagliari e a Londra. Continueremo, nel possibile, a favorire le iniziative di discussione e di approfondimento sulle opere gramsciane e sulla storia e il pensiero di questo straordinario protagonista dell’epoca contemporanea.
Per quanto attiene invece al dibattito politico di questi giorni non ci sono molte cose da aggiungere alle considerazioni già fatte sull’esito delle elezioni regionali siciliane. Un esito che conferma pienamente tutte le preoccupazioni manifestate sulla scellerata legge elettorale che il PD ha imposto a colpi di fiducia. La simulazione fatta dall’Istituto Cattaneo dimostra che con quelle norme elettorali il centrodestra vincerà in tutti i collegi siciliani, tranne uno che andrà al M5S. In questi ultimi giorni alla Camera, parlando con i deputati del PD, ho percepito un forte aumento dei timori per le elezioni insieme ad una certa sorpresa verso gli sbocchi politici che vengono favoriti da questa legge, che sembra tagliata su misura per Berlusconi. In diversi, forse, non avevano capito. Adesso nel PD si cerca di correre ai ripari e si apre alla sinistra per un accordo che consenta di fare quadrato per battere i populismi. Ma non si rendono conto che è tardi, che questa possibilità è stata compromessa da quelle norme elettorali che hanno voluto ad ogni costo. Con quell’unica scheda che contiene sia il candidato uninominale che il listino del proporzionale e non prevede distinzioni nel voto non si creano coalizioni coerenti, ma solo apparentamenti trasformisti e ingannevoli. Avevamo detto che la strada per fare il “corpo a corpo” con la destra nei collegi uninominali era quella del doppio voto, che consentisse a chi non si ritrova nella linea del partito maggiore di salvaguardare una propria autonomia. Invece sì è pensato di seguire una strada volta a mettere con le spalle al muro Articolo Uno-Mdp. Così il risultato sarà opposto, perché con questo sistema elettorale per esistere è d’obbligo presentare candidature in tutti i collegi uninominali. Al contrario, se non esistiamo o se ci poniamo in una posizione subalterna al PD e alle sue politiche, non ci sarà nessun recupero nella grande area degli elettori di sinistra che per delusione si è rifugiata nell’astensionismo. E senza quei voti non esiste un centrosinistra vincente. Anzi non esiste un centrosinistra. Queste valutazioni sono elementari, basta guardare e confrontare i numeri delle elezioni comunali recenti con quelli del referendum Costituzionale. Quello dei votanti in particolare. Stupisce che molti commentatori politici continuino a ragionare su schemi vecchi, esclusivamente rivolti alle tattiche e agli schieramenti politici. Parlano di sigle, le mettono insieme e ignorano il tema dei contenuti, come se le alleanze si debbano fare sui sondaggi e non sui problemi reali, e soprattutto non vedono la questione del costante aumento del non voto e delle sue motivazioni.
Ma continuando così sia il PD che illustri commentatori della politica di troveranno sempre più in una situazione confusionale e senza prospettive.