Negli ultimi giorni stiamo assistendo ad una crescita della conflittualità fra Salvini e Di Maio. È evidente il tentativo di polarizzare il confronto politico elettorale sulle due forze che governano insieme. In particolare sono i cinquestelle che in seria difficoltà nei sondaggi, che segnalano uno smottamento di consensi proprio verso la Lega, cercano di recuperare una loro visibilità nella contrapposizione a Salvini. Tutto ciò segnala una anomalia dal punto di vista del funzionamento della democrazia, che di solito mette in contrasto chi governa con chi fa l’opposizione e obbliga le forze politiche ad essere chiare e trasparenti nel rapporto con gli elettori. E questo è reso possibile anche dai mutamenti che hanno reso la politica del tutto subalterna alle logiche della comunicazione e dell’immagine, dove la demagogia domina sui contenuti e sulle verifiche reali delle idee, e dove il pregiudizio e spesso l’odio verso l’avversario hanno cancellato la pratica del confronto di merito. La dialettica, sale della democrazia, è scomparsa dal radar. Detto questo però la domanda è come mai la stragrande maggioranza degli italiani si è adattata così rapidamente a questa situazione? Senza, ovviamente, dimenticare il livello alto e crescente di coloro che scelgono di astenersi, di non recarsi ai seggi e di rinunciare a dire la propria. Forse la risposta sta in una caratteristica degli italiani più volte e da più parti richiamata o denunciata: quella del trasformismo. O del gattopardismo, nel senso del passaggio dal romanzo di Tomasi di Lampedusa in cui si dice “che tutto cambi perché nulla cambi”, sul piano del potere economico e sociale. Sul vocabolario la voce alla voce “trasformismo” si legge: equilibrismo, opportunismo, adattamento, doppio gioco, voltagabbana. Del resto è ormai un dato acquisito in Italia la tendenza a “saltare sul carro del vincitore” e riguarda tutti i settori politici. Semplificando potremmo dire che nel nostro Paese la propensione a fare i furbi, e talvolta gli imbroglioni, ha un certo seguito e una larga diffusione. Cosa che ritroviamo in moltissimi comportamenti. In un certo senso è difficile non riscontrare nelle “movenze” di Di Maio e di Salvini qualcosa che ha a che fare con l’agire proprio dell’imbroglione, di colui che imbroglia le carte e dice le bugie per far apparire la realtà secondo i suoi interessi. Cosa che ha segnato in parte anche l’azione di Matteo Renzi da segretario e leader politico e di governo.
Probabilmente si pensa che sia un modo per stare in sintonia con le caratteristiche degli italiani perché, tutto sommato, il gioco dell’imbroglio sta comunque nel perimetro delle regole, che hanno degli antidoti che consentono di mitigare il problema. Tuttavia, oggi, ciò non fa i conti con i processi che influenzano la società nel profondo e sono spinti dal forte senso di malessere sociale prodotto dalla crisi. Processi cavalcati dalla politica populista nella direzione di una loro esasperazione. È sintomatico l’allarme segnalato dagli psicoanalisti, che hanno scritto al Presidente Mattarella sul clima di crescente intolleranza che si riscontra nel Paese. Gli specialisti segnalano il rischio che l’attuale clima fatto di paure, intolleranze e odio, a partire innanzitutto dall’aumento del razzismo, porti alla affermazione di una spirale distruttiva per la società italiana, senza mediazioni e ruoli riconosciuti per la politica e le istituzioni.
In questo contesto il dibattito politico a sinistra appare assai debole. Certo, si stanno affilando le armi per la battaglia elettorale europea del 26 maggio. Si parla molto di liste e di candidati e poco di contenuti. In molti sostengono, giustamente, che non c’è futuro senza Europa ma che se la sinistra si presenta come la forza che difende l’Unione Europea così com’è si suicida e, dunque, il tema è quello di rilanciare e cambiare l’Europa allo stesso tempo. Una sfida molto complicata, che avrebbe bisogno di una analisi e di una discussione larga e approfondita. In tal senso ben vengano iniziative che la rendano possibile. Uno spazio per dare un contributo e attivare questo dibattito è la sala incontri intitolata a Alex Langer che abbiamo presentato pubblicamente sabato scorso. Si trova in via Silvestri al civico 21. L’idea è quella di dare vita ad un luogo aperto di incontri, iniziative, dibattiti, sui temi della politica e della cultura con uno sguardo progressista e di sinistra. Inizieremo il 2 maggio parlando, appunto, di Europa e subito dopo di economia e di lavoro.