Le vicende della politica nazionale mettono in evidenza il protagonismo mediatico e propagandistico di Matteo Salvini che, secondo i sondaggi, fa salire la Lega fino a insidiare il primato del M5S. Di fatto prosegue la campagna elettorale e la formazione del Governo Conte è solo un capitolo di questo totale ripiegamento sulla propaganda anziché sull’impegno per risolvere i problemi del Paese. Tanto che in molti sorge il sospetto, soprattutto tra i cinque stelle, di una strategia leghista per portare l’Italia a nuove elezioni politiche in tempi brevi, al fine di massimizzare il vento favorevole. Un vento in realtà molto oscurantista, portatore di una regressione preoccupante sul piano culturale e civile. Il perno sta nel modo strumentale, intollerante e aggressivo con cui si affronta il tema dell’immigrazione e, per le forme con cui si manifesta, nell’assecondare e favorire le peggiori pulsioni individualistiche. Ciascuno pensa per sé e cerca un capro espiatorio su cui scaricare il proprio malessere, soprattutto nei ceti che vivono il maggiore disagio sociale. E qui c’è anche “la colpa” del centrosinistra di non aver compreso le sofferenze sociale di ampie fasce della popolazione, prodotte dalla crisi e niente affatto affrontate e risolte dalle politiche dei Governi degli ultimi anni. Ma questa discussione dovremo farla , prima o poi, lasciando da parte il detto comune che attribuisce tutti i mali alle divisioni della sinistra.
Ma torniamo al contesto politico attuale per rimarcare come i “predicatori del cambiamento”, con in cima il M5S, non appena hanno messo il culo sulle poltrone del Governo si siano immediatamente dedicati all’occupazione del potere. Anzi, la vicenda dello stadio della Roma dimostra come sia falsa e ipocrita la rappresentazione del movimento dei cinque stelle estraneo alle comunelle e agli affari. Non solo: assai raccapricciante è la totale assenza di trasparenza sui finanziamenti che raccolgono e su quelli che incanalano verso la società di Casaleggio. Torna alla memoria l’opposizione che sia il M5S che la Lega fecero alle norme sulla trasparenza dei finanziamenti ai partiti (e che purtroppo fece anche il PD) in occasione del confronto parlamentare sulla legge in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione. Tra l’altro allora si esercitarono ad esaltare la logica dei rimborsi con gli scontrini, che poi ha svelato non pochi imbrogli al loro interno e che adesso hanno abbandonato sposando il metodo del contributo fisso al partito. Quella stesso metodo che, appunto, giudicavano “vergognoso”. Comunque va detto che quanto a qualunquismo non perdono il vizio, basta pensare alle dichiarazioni di Giggino Di Maio che non rimanere indietro da Salvini chiede il censimento dei dipendenti della Pubblica Amministrazione allo scopo di cercare i fannulloni. Ecco, tutto questo ci dice dei rischi che può passare il nostro Paese con un Governo guidato di fatto da due capi partito in concorrenza sulla base di un “contratto programmatico” equivoco, contraddittorio e irrealistico. Il dato poi che la parte del gatto con il topo la faccia Salvini non è per niente rassicurante. Ancora di più dopo le immagini dei bimbi migranti chiusi in gabbia da quel Trump che è il faro dei razzisti governativi di casa nostra.
In questo quadro i ballottaggi di domenica prossima costituiscono un motivo di ulteriore preoccupazione. Per evitare che la destra leghista prenda il sopravvento e che produca danni seri sul piano della convivenza civile bisogna che tutti coloro che si sentono di sinistra, che hanno a cuore concetti come democrazia, solidarietà, giustizia, avvertano l’importanza di andare a votare. Anche nella nostra città, che con una vittoria della destra vedrebbe inevitabilmente un arretramento sul piano dei valori della solidarietà e dell’accoglienza, e soprattutto dell’apertura culturale che costituisce uno dei punti di forza della nostra realtà universitaria, di formazione e di ricerca. In proposito significativo è l’appello al voto per Serfogli sottoscritto da un gruppo di intellettuali della sinistra pisana che allego.
Purtroppo in queste ore la vicenda di cui più si parla è quella della rissa, tra gente legata al traffico di droga, nella notte di lunedì, in cui è stato gravemente pestato il titolare di un locale di piazza Garibaldi. Una vicenda che conferma l’esistenza di un problema serio di spaccio in alcune zone della città, e che porta troppo spesso a generalizzazioni territoriali che non sono utili ai fini del contrasto del fenomeno. Pisa è una città piccola e credo che le forze di pubblica sicurezza siano in grado di individuare gli spacciatori con una certa precisione. Se c’è la volontà e l’attivazione delle forze necessarie qualcosa si può fare. Cedere al rassegnante discorso sul fatto, alludendo alla magistratura, “che tanto poi li rimettono subito fuori” è sbagliato e inaccettabile. Gli strumenti per verificare ogni giorno, anche più volte al giorno, i documenti e le condizioni di residenza o di stazionamento nella nostra città di ciascuno esistono, ci sono. Così come penso sia possibile ordinare il trasferimento di alcune attività che aggregano disordine pubblico, come la Snai in viale Gramsci. Quello che ci vuole è una maggiore capacità di reazione e di presenza da parte dello Stato, senza concedere nulla a coloro che pensano di sfruttare questi problemi per ragioni politiche. È ciò che avviene ogni qual volta si generalizzano le situazioni di degrado e si indicano le cause nella presenza di etnie diverse. Comunque, pensare e dire che questi problemi li possa risolvere il Comune da solo è una pia illusione.