Oggi è una data importante per la memoria dell’Italia: il 12 dicembre del 1969 la Bomba di Piazza Fontana a Milano. Fu l’inizio della strategia della tensione organizzata dai servizi deviati finalizzata, con le stragi e la paura, a contrastare il movimento operaio e studentesco che chiedeva un cambiamento profondo nelle politiche economiche e sociali del Paese. Allora si consumò anche il tentativo di incolpare gli anarchici che portò alla morte del ferroviere Giuseppe Pinelli, “caduto” da una finestra della Questura di Milano. Si tratta di vicende tragiche su cui non è mai stata fatta piena luce, ma è certo il rapporto e l’intreccio di azione fra ambienti di estrema destra e settori dello Stato. Molti sono i libri che ricostruiscono quella storia, individuano i motivi e le responsabilità di quella e di altre stragi, ma alla fine restano sempre delle domande che non hanno trovato tutte le risposte necessarie. È comunque un fatto positivo che oggi alla commemorazione delle vittime ci sia la presenza più alta delle nostre istituzioni e che il Sindaco di Milano abbia ricordato Pinelli con una targa alla memoria e chiedendo scusa e perdono alla sua famiglia.
Mentre scrivo queste note si sta votando in Gran Bretagna. I sondaggi danno in netto vantaggio Boris Johnson e forse finirà così. Non sarebbe una buona cosa per l’Inghilterra e per l’Europa. Speriamo di no, speriamo che ci sia uno scatto contro il populismo nazionalista che finora ha soffiato nelle vele della destra conservatrice e reazionaria in Europa e negli Stati Uniti. Comunque sarà indicativo vedere l’andamento del voto e non solo chi vince e chi perde sul piano parlamentare. Lo sarà per la sinistra, per valutare meglio l’efficacia del programma portato avanti da Jeremy Corbyn e per individuare gli elementi di innovazione di una nuova piattaforma politica su cui lavorare. Anche in Germania, nel partito socialdemocratico, si sta avviando un processo di riflessione critica che guarda alla necessità di recuperare contenuti di sinistra. Pochi giorni fa in Finlandia è stata eletta Premier Sanna Marin, 34 anni, socialdemocratica, che ha dichiarato come impegni prioritari del proprio Governo l’abbandono dell’energia fossile e il rafforzamento dello stato sociale. Certamente un incoraggiamento per la sinistra a guardare con più apertura e decisione ai grandi problemi del nostro tempo.
Da noi, in Italia, dopo giorni di attesa per la “resa dei conti” in Parlamento sulla questione del Mes, ripetutamente annunciata da Salvini e Meloni e amplificata dai media, l’enfasi dell’opposizione si è sgonfiata rapidamente di fronte al voto della Camera e del Senato. E con essa il bagaglio di bugie e falsità, che però verrà riadattato presto ad altre campagne. Ma nonostante la sconfitta parlamentare della destra rimane tutto intero il problema della coesione della maggioranza e, soprattutto, della chiarezza di idee sulle cose da fare. Il Presidente del Consiglio Conte ha annunciato una verifica per gennaio, una volta approvata la manovra economica. Chissà se riuscirà ad avviare quella svolta più volte auspicata, oppure se sarà una nuova rappresentazione delle contraddizioni che hanno segnato l’azione dell’attuale maggioranza fino ad oggi. Vedremo. Intanto una segnalazione positiva merita l’approvazione alla Camera della mozione sulla dichiarazione dell’emergenza climatica proposta con la prima firma della deputata Rossella Muroni. Ne abbiamo parlato nell’iniziativa di pochi giorni fa alla Spazio Alex Langer.
Indubbiamente, dal mio punto di vista, la cosa più importante e interessante di questa fase sono le piazze. Quelle dei ragazzi sul clima e la difesa dell’ambiente, quelle del movimento delle Sardine e anche quelle che si muovono sui valori dell’antifascismo, contro l’odio e il ritorno dell’antisemitismo, come la manifestazione di Milano con Liliana Segre. Il titolo di una articolo di Ezio Mauro recita: “Il Paese sommerso in piazza”. Segnala al tempo stesso un fenomeno e una speranza. Il fenomeno è una mobilitazione pacifica, al canto di “bella ciao”, senza bandiere di partito, che riempie le piazze per dire no al nazionalpopulismo di Salvini e, in secondo luogo, per esprimere una domanda di rinnovamento della politica. Anche con qualche evidente ambiguità, come le parole semplificatorie e generalizzanti rivolte verso il sistema partiti. Partiti che peraltro non esistono più nella forma prospettata dall’articolo 49 della Costituzione e magari sarebbe utile, invece, riprendere il discorso sulla loro funzione. Forse una politica rinnovata deve passare più da un rilancio dei partiti che non da una ulteriore personalizzazione e frammentazione della politica. Tuttavia il movimento delle Sardine, che questa settimana avrà altri appuntamenti importanti, a Roma sabato e a Pisa domenica prossima, rappresenta certamente un fattore rilevante di partecipazione che segnala la speranza di poter costruire presto una reale e vincente alternativa alla attuale fase politica. Sia nel senso di fermare e sconfiggere la destra e sia per aprire strade nuove a sinistra, mettendo da parte i cedimenti al neoliberismo e le ubbie neo centriste che ne hanno minato la credibilità negli ultimi anni.