Le vicende politiche che hanno caratterizzato settimana che si chiude mettono in evidenza le fragilità, le furbizie e le ipocrisie del contesto nato dal patto di governo fra Lega e M5S. Tante chiacchiere e propaganda ma poca sostanza. Il Parlamento ha appena iniziato a funzionare, frenato dalla mancanza di autonomia dei gruppi di maggioranza rispetto al Governo. Sul tema dell’immigrazione, che Salvini continua a cavalcare con continui proclami, emerge una limitata capacità di azione nei confronti degli altri Paesi europei. Soluzioni non se ne vedono. Sul problema del lavoro, che doveva trovare una spunta nuova con il decreto “dignità”, si stanno facendo passi indietro notevoli dal punto di vista della lotta alla precarietà. Anzi con la reintroduzione dei voucher il M5S contraddice apertamente quanto sostenuto in precedenza. Mentre sugli indirizzi di fondo per la manovra economica e di bilancio emergono differenze e dissidi tra le cose che dicono Salvini e Di Maio e quelle che dice il Ministro Tria. Del Presidente del Consiglio si perdono continuamente le tracce. I due vice hanno preteso l’ufficio non solo nei loro Ministeri ma anche a Palazzo Chigi. E sul capitolo delle nomine stanno dando uno spettacolo indecoroso, un vero e proprio mercimonio politico di parte che fa impallidire il famoso manuale Cencelli della prima Repubblica che mortifica ogni ragionamento sulle competenze.
Purtroppo in questo quadro si scontano le difficoltà delle opposizioni, a cominciare dal PD, che è ancora alle prese con una totale indeterminatezza nelle proprie scelte politiche. Non c’è una seria riflessione sulle ragioni delle sconfitte del 4 marzo e del 24 giugno, né a livello nazionale e nemmeno a livello locale. Non è chiaro chi ha in mano la guida reale del partito. Ma anche a sinistra i problemi non mancano. Il percorso costituente di Liberi e Uguali per dare vita al nuovo soggetto politico è appena iniziato e certamente non mancano questioni da chiarire. In questi giorni si stanno tenendo le conferenze di ArticoloUNO-Mdp, che dovrebbero dare una spinta ulteriore a quel processo. Anche nella conferenza pisana di lunedì scorso sono state approvate posizioni e emendamenti che spingono decisamente in quella direzione. Domenica 22 luglio si terrà la conferenza nazionale e il 27, a Firenze, quella regionale. La cosa più importante e significativa è la tenuta dell’impegno e il grado di rinnovamento dei gruppi dirigenti che sta avvenendo, nonostante l’impatto negativo e la delusione per i risultati elettorali. Ovviamente per costruire un’alternativa credibile e praticabile di sinistra, o progressista o di centrosinistra, comunque la si chiami, verso l’attuale assetto politico comporta un lavoro non da poco. Sul piano politico e nel rapporto con jjjooola società. Indubbiamente ci vuole spirito unitario, ne abbiamo discusso anche alla presentazione del libro di Vannino Chiti. Ma l’unità è un valore se si costruisce e si esprime sui contenuti, nel merito delle politiche, e non è tale, anzi è fuorviante, se serve ad evitare un confronto vero sulla sostanza delle politiche e degli interessi sociali che una forza o una alleanza di sinistra deve rappresentare.
Per quanto riguarda la situazione locale c’è poco di sensato da commentare sui primi passi della nuova giunta di Pisa. Finora siamo al trionfo dell’approssimazione e dell’inopportunità politica e istituzionale, che segnala più di un dubbio sulla cultura democratica dei nuovi governanti.
Però una buona notizia è arrivata da Calci con la struttura di recupero per i detenuti voluta dalla Chiesa Pisana e inaugurata mercoledì scorso. Rieducazione e pene alternative sono le condizioni per una concezione civile del sistema carcerario. Ancora di più adesso, in un momento caratterizzato da molte spinte regressive in tema di tutela della sicurezza.
Infine una considerazione sul ritorno di una discussione in merito alla costruzione della nuova pista aeroportuale a Peretola e al potenziamento della linea ferroviaria Pisa -Firenze. Il Ministro Toninelli ha avanzato dubbi sulla scelta di investire enormi risorse su Peretola, con una pista che sarebbe un doppione di Pisa, e ha detto che forse sarebbe più utile investire sul miglioramento del collegamento ferroviario. È una posizione ragionevole, anche se contrasta con la programmazione fiorentina e regionale. Alcuni dicono che ci vogliono tutte e due gli interventi, anche perché si sostiene che Pisa non può crescere perché c’è un vincolo militare. Io penso che, pur rispettando tutte le posizioni, si debbano affrontare i problemi con razionalità e senza bugie. In primo luogo sui limiti di Pisa: se ci fosse un vincolo pregiudiziale dell’aeronautica non ci sarebbe stato nemmeno lo sviluppo attuale. Non a caso negli anni passati si sono sempre trovate soluzioni concordate fra le esigenze della 46esima aerobrigata e quelle della struttura civile perché gli spazi ci sono. Tra l’altro qualche anno fa avevamo avviato insieme una riflessione sul progetto di una nuova pista trasversale, con l’obbiettivo di poter gestire più agevolmente i voli che allo stato attuale dovrebbero avvenire tutti dal lato del mare. Ma così non è, e troppo spesso ci sono sorvoli sulla città. Allora dalla aviazione militare non furono posti ostacoli. Cosa è cambiato adesso? Comunque il potenziamento (problema pendolari a parte) del collegamento ferroviario tra Pisa e Firenze ha senso se i turisti arrivano all’aeroporto di Pisa, molto meno se arrivano in aereo a Firenze, visto che il principale polo di attrazione è lì. Peraltro andrebbe fatta notare una contraddizione seria rispetto alle preoccupazioni più volte manifestare in ambiti fiorentini. Si tratta dell’eccesso, ormai insostenibile, di turisti nel capoluogo toscano, con effetti perversi sul tessuto economico, commerciale e civile della città. Addirittura si parla della necessità di attivare forme di limitazione e di controllo sui flussi turistici, come a Venezia. Allora che senso ha investire enormi risorse in un nuovo aeroporto, con danni ambientali evidenti, che avrebbe lo scopo di aumentare il volume dei flussi turistici di massa sulla città ? Proprio quei flussi che oggi, se non vengono regolati, preoccupano in termini di aggravamento delle qualità della vita urbana nella città.