Di campagne elettorali ne ho fatte tante, da militante, da dirigente di partito e da candidato. Con sistemi elettorali via via diversi. Le ultime due, l’attuale e quella del 2013, mi sembrano decisamente le peggiori. Promesse e demagogia a go-go, poco confronto e tanta propaganda mediatica. La chiamano “immagine”. TV e giornali nazionali reggono il gioco e si guardano bene dal far notare il proliferare delle falsità e delle ipocrisie. A cominciare da quelle di Salvini, che cerca di mascherare le sue posizioni profondamente razziste facendo l’occhiolino al disagio sociale di tanti italiani, fino a giustificare il rancore che diventa odio, intolleranza e poi violenza. Esattamente come i fascisti. Poi arrivano quelle del PD, che prova a contenere il protagonismo di Renzi mettendo in prima fila Gentiloni, ma stenta a ritrovare consensi perché è difficile far credere agli italiani che le politiche fatte in questi anni ci abbiano portato fuori dal tunnel. Basta guardare in giro per vedere l’enorme crescita delle diseguaglianze che è avvenuta con il conseguente processo di impoverimento di tante famiglie. Per non parlare della precarizzazione del lavoro che al contrario di ciò che veniva detto con il Jobs Act è aumentata a dismisura. Infine il Movimento 5 Stelle, con l’ambiguo Di Maio, sempre più specializzato in un trasformismo che si pensa buono per tutte le stagioni e che, adesso, deve fare i conti con l’evidente caduta di credibilità sul piano della loro presunta diversità sul piano etico e morale. In un quadro in cui la loro cultura di Governo e il senso delle istituzioni sono tutte da dimostrare. Tutto questo mentre la totalità dei sondaggi e tutte le indagini sugli orientamenti degli italiani ci dicono da tempo che si è rotto il rapporto di fiducia fra i cittadini e la politica e che aumentano gli astensionisti. Cosa che si percepisce con estrema facilità, in ogni ambiente, spesso condita con rabbia e risentimento.
Però invece di porsi il problema, i partiti, come il sistema mediatico, che condiziona e influenza in modo decisivo il campo della politica, lo alimentano nel senso peggiore, senza provare nemmeno per un attimo a riflettere su dove ci può portare questa situazione. Questa è la campagna elettorale che vediamo. Aggravata da una legge elettorale demenziale e ingannevole che ha tolto agli elettori ogni effettiva possibilità di scelta sui loro rappresentanti, e prefigura un esito volto a realizzare, se ci saranno i numeri, una grande coalizione fra il PD e Forza Italia. Solo questa ipotesi può motivare la scelta di Renzi di concordare una legge elettorale con Berlusconi che impedisca la possibilità di una coalizione di centro sinistra improntata al rispetto dell’autonomia politica di ciascuno. Cosa che si poteva fare con il voto disgiunto, che non hanno voluto. Ora temono che il centrodestra possa vincere da solo e, quindi, vanificare il proposito delle larghe intese. E allora fanno appello al voto utile. Ma il voto utile è negato in radice da queste norme elettorali, sia perché non c’è il doppio voto, o voto disgiunto che dir si voglia, e sia perché l’impianto che mischia proporzionale con maggioritario è fatto in modo tale da impedire una vittoria certa, nei numeri, da parte di qualcuno dei principali concorrenti. Dunque parlare del voto utile per battere la destra non ha alcun senso.
L’unico voto utile che si può dare in questo contesto è un voto che esprime un orientamento chiaro, una rotta per il Paese, una indicazione da seguire. E chi non è contento di come vanno le cose e pensa che ci sia bisogno di un cambiamento per costruire una uscita da sinistra alla crisi, deve dare questo segnale attraverso un voto chiaro, inequivoco. Liberi e Uguali si propone come il veicolo attraverso cui dare rappresentanza a questa domanda di cambiamento. Di sicuro scegliere di stare a casa non cambia proprio niente.