Indubbiamente la novità di queste ultime settimane è il movimento delle Sardine. La grande manifestazione di sabato scorso a Firenze ha messo in evidenza una spinta alla partecipazione enorme che promette di riproporsi in molte altre città italiane. C’è in questo movimento la volontà di resistere alla deriva dell’odio e della regressione culturale e civile del Paese promossa da Salvini e dalla destra italiana, ma c’è anche una forte domanda di rinnovamento della politica. E ciò spiega la discesa in piazza di tante persone che qualche anno fa votavano a sinistra e poi, per delusione politica, hanno smesso di votare o hanno votato per il M5S. Ora, di fronte al rischio di una involuzione democratica rappresentato dalla destra, si fa strada l’esigenza di fare qualcosa. E su questa strada si ritrovano anche quote importanti di giovani. Anche la presenza di un movimento giovanile come quello che si va formando sulla questione del cambiamento climatico si incrocia con la richiesta di rinnovamento della politica.
Di fronte a queste valutazioni come reagisce la sinistra e cosa fa? Certamente è giusto evitare atteggiamenti strumentali o provare a metterci il cappello sopra. Ma la questione è se la sinistra prova a capire davvero quella domanda di rinnovamento e se è in grado di interpretarla con un progetto politico che non sia solo quello del voto utile per fare argine verso il pericolo di destra. Qui, a mio parere, si misurano l’inadeguatezza e i limiti della proposta politica attuale della sinistra, che tra l’altro si trova sempre più impigliata nella vicenda del Governo senza riuscire a realizzare la svolta auspicata. Prevale soprattutto una linea di eccessiva mediazione, non tanto e non solo con gli alleati di coalizione quanto sul piano interno. La ricerca dell’unità della sinistra intesa essenzialmente come l’unità nel PD, se portata avanti al di fuori di un credibile progetto politico, può generare grandi ambiguità anziché rafforzare l’iniziativa e aumentare i consensi. Una chiara dimostrazione in tal senso è stato il percorso politico impostato da Zingaretti dopo la sua elezione a segretario. L’esito della scissione di Renzi volta a fondare il proprio partito personale non era imprevedibile, ed è avvenuto beffando il gruppo dirigente del PD e mettendo una ipoteca sulla tenuta dell’attuale quadro politico. Peraltro, al di là delle indagini della magistratura sul rapporto fra Renzi e la sua Fondazione Open, una qualche riflessione qualcuno la dovrebbe fare sulla vicenda del segretario di un partito che invece di cercare finanziamenti per sostenerne l’organizzazione e le iniziative, s’impegna a canalizzare le risorse nella propria Fondazione. Perché questo è quanto è avvenuto e non è estraneo al tema della moralità della e nella politica.
Ma tornando alla questione della domanda di rinnovamento espressa dalle piazze delle Sardine, come del movimento sull’emergenza climatica, l’interrogativo è se da sinistra si prova a dare qualche segnale visibile. Penso che proposte come quella che il PD ha messo in campo per le prossime elezioni regionali della Toscana siano lontane mille miglia dalla possibilità di intercettare quella domanda. Siamo di fronte, secondo me, ad una miopia clamorosa, anche perché pensare che quelle piazze si traducano automaticamente in voti a prescindere dalla proposta, in termini di contenuti e d’immagine, rischia di essere una pia illusione. Per questo mi auguro che nel percorso di confronto volto alla costruzione di un’ampia e larga coalizione democratica in Toscana emerga la consapevolezza che occorre innanzitutto evitare una impostazione di continuità conservativa e lavorare ad un disegno percepibile di novità e innovazione.