La situazione politica italiana rimane un gran guazzabuglio. Mentre sull’emergenza della pandemia il Governo sfida anche molti malumori per tutelare la salute dei cittadini e prova anche a rispondere alle difficoltà economiche di molte categorie, il confronto tra le forze politiche non riesce a uscire dal recinto della propaganda e dei tatticismi, nonostante i ripetuti appelli del Presidente della Repubblica. E questo vale a destra ma pure, in una certa misura, a sinistra.
Il fatto nuovo del voto convergente, quasi unanime, avvenuto ieri in Parlamento sullo scostamento di bilancio, salutato come una importante novità dai media, in realtà non sembra aprire strada ad un effettivo cambiamento di clima, come auspicato da Mattarella. Basta vedere i commenti di Salvini e Meloni che, senza alcun pudore, dicono che il Governo si è piegato alle loro richieste quando, invece, sono stati costretti al voto favorevole dall’iniziativa di Berlusconi. E, indubbiamente, nella scelta fatta da Berlusconi c’è una componente tattica e di convenienza, come la protezione delle proprie aziende, prima ancora di un ragionamento sugli interessi generali del Paese. Parlare di “governissimo” o di allargamento della maggioranza è una pura astrazione, anche se auspicata dai principali organi d’informazione e anche da qualche settore del centrosinistra.
La destra populista non rinuncerà a spingere sui toni da contrapposizione frontale. Nella loro testa ci sono solo le elezioni politiche anche se sono consapevoli che la stragrande maggioranza dei parlamentari farà di tutto per arrivare alla fine naturale della legislatura. Ma la profondità della crisi sociale, che richiede tempi consistenti per invertire la tendenza, e la contestuale assenza di un progetto per il futuro dell’attuale maggioranza consentono alla destra di agire senza la fretta di chi sente di perdere terreno sotto i piedi. Infatti nei sondaggi i rapporti di forza sono tutt’ora a loro favore e forse sulla scadenza dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica pensano di poter giocare un ruolo comunque.
Eppure se guardiamo alle evidenti incoerenze e contraddizioni delle loro posizioni ci dovremmo aspettare un clima ben diverso da parte dell’opinione pubblica. Basta ricordare come hanno ammiccato a Trump, oppure alle posizioni antieuropee motivate con la difesa degli interessi dell’Italia e poi allinearsi passivamente al sovranismo di Ungheria e Polonia che va apertamente contro i nostri interessi. O quando, come sulle misure anti-Covid, da un lato fanno i negazionisti e dall’altro incolpano il Governo per essere stato poco rigoroso nell’estate scorsa. Ma se queste contraddizioni non incidono forse bisogna domandarsi come mai, e chiedersi se forse una parte del problema non sia anche nella mancanza di una proposta forte e di prospettiva del centrosinistra. È un interrogativo che deve porsi innanzitutto il PD, che purtroppo tratta la situazione con un eccesso di tatticismo, tanto che anche oggi Zingaretti si è affrettato a smentire ipotesi sull’allargamento della maggioranza o sul governo di unità nazionale. Ma con le smentite non si costruisce una proposta politica.
Quello di cui avremmo (abbiamo) invece bisogno per battere la destra è un confronto sulle prospettive politiche nell’epoca delle radicalizzazioni, come hanno messo in evidenza le elezioni americane, capace di costruire una visione per il futuro del Paese. In tal senso ho trovato interessante un dibattito promosso ieri su YouTube da ArticoloUno con la partecipazione di Massimo D’Alema e Elly Schlein, stimolante anche dal punto di vista dell’esigenza di rinnovamento della politica. Nei contenuti, e non solo. Credo si possa rivedere.