La settimana inizia con i propositi di revisione della manovra economica da parte del Governo per andare incontro ai richiami della Commissione europea. Il “Gatto e la Volpe”, i due vice presidenti del Consiglio, dopo aver riempito i notiziari, nelle scorse settimane, di dichiarazioni sprezzanti verso Juncker & C., adesso dicono che le cifre si possono rivedere. Ma davvero i due sbruffoni ci hanno ripensato? E perché? La mia convinzione è che più che dei problemi del Paese a loro interessa il clima con cui si arriva alle elezioni europee. Sono i voti e il potere le reali motivazioni del loro agire, fatto di demagogia e di propaganda quotidiana. E poiché hanno realizzato che lo scontro con l’Europa perseguito in questi mesi stava aprendo una questione seria sul piano delle finanze dell’Italia, testimoniato dal pesante calo nel piazzamento dei BTP italiani, cercano di mettersi al riparo per non avere problemi nei mesi che ci separano dalle prossime elezioni. Come farlo? Prendendo tempo, diluendo e rinviando i provvedimenti a dopo, ma continuando a dire che manterranno le promesse sulle pensioni e sul reddito di cittadinanza. Senza indicare, peraltro, i criteri e le modalità con cui si attuano queste misure. Ecco, secondo uno stile caro all’Italia dei furbi, sono degli imbroglioni, né più né meno di tanti altri. E i media, che poi si lamentano degli attacchi alla libertà di stampa, li lasciano fare senza rilevare le evidenti contraddizioni delle loro uscite. Però va detto che anche l’opposizione che si fonda sulla denuncia della “mancata attuazione delle loro promesse”, così come quella che dice che avevano fatto bene i governi precedenti, non aiuta a capire la situazione in cui ci troviamo, e soprattutto non riesce a indicare una vera alternativa al governo dei nazional-populisti.
Il punto che deve essere affrontato, secondo me, sta nel segno sociale della manovra. Nessuno dei provvedimenti annunciati va nella direzione di combattere e ridurre le diseguaglianze sociali che sono enormemente cresciute in questi anni di crisi. I divari e le iniquità non vengono diminuiti. Anzi con i condoni e le tasse si agisce più a tutela dei più furbi che non dei più deboli. E soprattutto manca una seria politica di investimenti in grado di creare lavoro e potenziare le capacità competitive del Paese attraverso l’innovazione e lo sviluppo dell’istruzione e della ricerca. E una sinistra che si rispetti deve porre con forza il tema di una svolta economica di fondo nelle politiche italiane ed europee, per indicare una prospettiva credibile di maggiore sicurezza sociale. E qui si tocca un nervo scoperto, visto che ancora una volta nella sinistra italiana si rischiano ulteriori frammentazioni. Resta la speranza che le cose prendano la strada dei cicli, degli alti e bassi, delle fasi che si alternano. Venerdì scorso Guido Tonelli, nella cerimonia in cui gli è stato attribuito il “Campano d’oro”, ha descritto il percorso della ricerca al CERN, che ha portato alla scoperta del bosone di Higgs, come un lungo periodo di montagne russe, con progressi, pause e cadute, ma il punto è non scoraggiarsi mai. Ho sentito come incoraggianti queste parole, tuttavia rimane il problema di una applicazione ai problemi fatta di studio, di collaborazione, di fiducia e di solidarietà che in questa fase, purtroppo, non abbondano nella sinistra che conosciamo.
Infine due considerazioni. La prima è il dispiacere per la scomparsa di Bernardo Bertolucci. I suoi film hanno inciso indubbiamente nella formazione di tanti di noi. La seconda è l’invito a partecipare, il 4 dicembre pomeriggio, all’incontro alla Leopolda nel quale presenteremo il libro scritto dai detenuti del carcere Don Bosco intitolato “Malaspina”. Possiamo definirlo un giallo pisano, edito da MDS e frutto del corso di scrittura attuato in questi anni nella casa circondariale di Pisa.