Sta tornando in modo diffuso la preoccupazione per il Covid-19. I casi stanno aumentando anche se siamo ben lontani dall’emergenza ospedaliera dei primi quattro o cinque mesi dell’anno. È giusto il richiamo di questi giorni alla necessità di rispettare le norme di prevenzione indicate da tempo e che con l’estate hanno visto un sensibile allentamento di attenzione. La salute prima di tutto, come dice sempre il ministro Roberto Speranza. Ma è evidente che cresce anche il malessere per la situazione economica e sociale del Paese. Soprattutto per un’ampia serie di attività artigianali e commerciali che vivono sui consumi e che attraversano una fase di incertezza estremamente pesante. Il rischio è che senza una minima ripresa economica si assista nei prossimi mesi ad una catena di chiusure di attività e di perdite di posti di lavoro. Per questo credo che sia necessario da parte del Governo mandare un messaggio di consapevolezza sulle difficoltà insieme alla presentazione delle linee di intervento volte al rilancio del Paese. Serve un progetto di sviluppo, che non può essere la riproposizione e il sostegno di ciò che c’era prima della pandemia. Il Covid ha accentuato le condizioni della diseguaglianza e impoverito molte fasce sociali. Bisogna indicare su cosa e come cambiare strada, a partire dall’equilibrio fra sviluppo e ambiente, per chiedere fiducia e coesione su una prospettiva di ripresa e di innovazione che guardi al futuro dell’Italia in Europa. Si tratta indubbiamente di un compito difficile per un Governo e una maggioranza che non hanno costruito, finora, un disegno strategico per il dopo emergenza, come sarebbe necessario. Tra l’altro, nonostante il segnale di stabilizzazione arrivato dalle elezioni regionali, proseguono le iniziative che invece puntano a tenere i piedi un clima di precarietà governativa, come quelle di Renzi che propone rimpasti e di una parte del M5S che alimenta conflittualità interne alla maggioranza.
In questo contesto sono comunque importanti anche i piccoli segnali che vengono dalle elezioni amministrative. Le elezioni regionali hanno certamente ridimensionato le attese e i propositi di Salvini e il voto di oggi nei ballottaggi comunali ha confermato una tendenza di ripresa, seppure leggera, nei consensi del centrosinistra. Da noi, a Pisa, un fatto rilevante è la vittoria netta nel ballottaggio per il Sindaco del Comune di Cascina di Michelangelo Betti, sostenuto dall’alleanza fra centrosinistra, sinistra e cinquestelle. Una risultato che mette in evidenza anche la scarsa efficacia e la debolezza della gestione comunale di questi ultimi anni, guidata dalla Lega di Susanna Ceccardi e portata da esempio da Matteo Salvini. Uno smacco per il “capitano” e i suoi improbabili epigoni.
Pochi giorni fa, nel tentativo di sminuire l’impatto del voto regionale sulla realtà pisana, chiaramente favorevole al centrosinistra, il sindaco di Pisa Michele Conti diceva che non si possono fare paragoni fra il voto regionale e quello comunale perché nelle amministrazioni locali quello che conta è il giudizio sul Sindaco e la giunta. Ora sarebbe utile sapere cosa pensa di una sconfitta schiacciante come quella di Cascina, dato che anche lui si è speso molto per sostenere la “bontà” dell’amministrazione leghista cascinese. Comunque la riconquista del Comune di Cascina da parte del centrosinistra comporterà inevitabilmente una revisione dei rapporti fra le Amministrazioni nell’area pisana, e molte intenzioni di autosufficienza politica proclamate dal Comune di Pisa dovranno essere riviste.
Questa settimana si terrà l’insediamento di Eugenio Giani nella carica di Presidente della Regione Toscana. Di seguito Giani deciderà i nomi e le deleghe degli assessori regionali. Nelle dichiarazioni dei giorni scorsi ha detto che proporrà una posizione in Giunta anche alla lista Sinistra civica ecologista, riconoscendo positivamente il contributo politico e di idee che la lista ha portato alla coalizione anche se per un soffio non ha superato la soglia del 3%. Ovviamente in questa posizione c’è una convenienza politica, che è quella di cercare una copertura a sinistra, ma si tratta tuttavia di una prova significativa per lui e per la lista. Una prova che avrà comunque una verifica sulle scelte politiche e programmatiche in materia di salute, ambiente, lavoro e politiche sociali. Intanto per la lista Sinistra civica ecologista si pone il problema di non disperdere il lavoro e i rapporti costruiti in poche settimane di campagna elettorale e di dare continuità e proiezione a quella esperienza. Ne discuteremo nei prossimi giorni, a livello provinciale come regionale. Per quanto riguarda la realtà pisana, dato l’ottimo risultato conseguito, sentiamo una responsabilità particolare. Soprattutto nell’area pisana e nel capoluogo, dove abbiamo superato il 10% dei consensi. Ma anche a livello provinciale, con un risultato che ci fa essere la seconda lista della coalizione con oltre il 5% dei consensi. In molti, in Toscana e anche a livello nazionale, ci hanno chiesto dove sta il “segreto” di questo successo. Certamente sta nei rapporti che siamo riusciti a costruire con le candidature, e con quella di Paolo Malacarne in modo più marcato. Ma hanno inciso certamente e molto anche le iniziative e i contenuti che abbiamo sostenuto, perché hanno trasmesso chiaramente la coerenza fra le idee e i candidati proposti, basata su una impostazione politica fatta di aria nuova, pulita, priva di personalizzazioni e rincorse dietro gli interessi particolari. Penso che una riflessione su queste cose sia utile e faccia bene alla sinistra e, forse, anche per chi crede che sia necessario recuperare credibilità per la politica in Italia.