Questo fine settimana ci ha portato buone notizie. La straordinaria manifestazione antirazzista di Milano, “Prima le persone”, che ha mobilitato più di duecentomila cittadini e decine di associazioni. E poi le primarie del PD, che hanno visto una grande partecipazione, decisamente superiore alle attese e non scontata, dato il clima politico che si respira nel Paese. La mia lettura è che in primo luogo è scattata in una parte grande del popolo di sinistra la voglia di dare un segno di reazione di fronte alla destra che governa il Paese e che lo sta portando su una china molto pericolosa. E le primarie sono state l’occasione per dare un segnale. In secondo luogo la portata della vittoria di Nicola Zingaretti non consente equivoci sulla direzione che deve prendere la sua segreteria. Ciò che emerge è la volontà di cambiare pagina nelle politiche e nel modo di essere del PD, certamente con uno spirito unitario ma con altrettanto spirito di discontinuità. Quindi, adesso, è importante vedere cosa e come Zingaretti scriverà su quella pagina nuova. Il suo successo crea attese e rappresenta l’apertura di un credito da verificare nei prossimi mesi e in un cammino necessariamente più lungo.
Questo percorso comporta una analisi e una discussione approfondita sulle motivazioni che hanno portato alla attuale crisi di credibilità della sinistra. In queste ultime settimane sono usciti diversi libri che sollecitano questa riflessione. Li ho davanti sulla mia scrivania: “Un partito sbagliato” di Antonio Floridia, “La sinistra e la scintilla” di Peppe Provenzano, “C’era una volta la sinistra” a cura di Antonio Padellaro e Silvia Truzzi, “Il popolo perduto. Per una critica della sinistra” di Mario Tronti. I problemi e gli interrogativi sono molti, e conviene non sottovalutarli perché comunque il passaggio fondamentale è recuperare fiducia e consenso in quella parte grande del popolo di sinistra che negli ultimi cinque anni, delusa e smarrita di fronte alla crisi, ha cercato rappresentanza in altre forze politiche, peraltro assai distanti e alternative alla storia e ai valori della sinistra, inseguendo “pifferai del cambiamento” come Beppe Grillo o addirittura un trafficante di odio come Salvini.
E per fare questo significa occorre innanzitutto recuperare una visione e sviluppare un confronto sulle prospettive mettendo al centro il tema della lotta alle diseguaglianze e del futuro del pianeta, da ogni punto di vista.