Oggi una bella festa. Quella della Repubblica nata dalla lotta di liberazione. Il Referendum del 1946 rappresentò la ripresa della speranza e di un nuovo spirito di unità nazionale che portò, di lì a poco, alla elaborazione della Carta Costituzionale. Quest’anno ho accolto l’invito a partecipare alle cerimonie nazionali. Ieri sera al Quirinale e stamani alla parata sui Fori Imperiali. Bella la sfilata, conclusa dall’inno nazionale cantato da Bocelli e dall’esibizione delle frecce tricolori. La novità, se così possiamo chiamarla, è stata la presenza del gruppo di punta del M5S al ricevimento del Capo dello Stato. Una presenza ostentata, come a dire “non dovete avere paura di noi, veniamo agli appuntamenti ufficiali e siamo affidabili”. Con una certa cura Di Maio, Fico, Fraccaro e altri, hanno salutato e stretto le mani ai tanti presenti, dialogando con tutti, anche con gli odiati politici.
Sullo sfondo di questi appuntamenti si parlava soprattutto della legge elettorale e della volontà di accelerare i tempi delle elezioni politiche. Anche sui giornali di stamani emergono gli interrogativi su questa situazione, proprio perché nelle assemblee dei gruppi del PD e del M5S si sono manifestate posizioni di forte perplessità sul testo della legge elettorale. Del resto l’evidenza dell’imbroglio non poteva rimanere nascosta. Si è propagandato il modello tedesco ma quello che è uscito dall’accordo fra Renzi, Berlusconi, Salvini e Grillo, in realtà è un nuovo Porcellum, basato sulle candidature bloccate e plurime, al fine di mettere nelle mani dei capi partito la scelta di chi portare in Parlamento da un lato, e dall’altro mira a far fuori le forze minori. Negli ultimi giorni è ripartita la cantilena contro i piccoli partiti, responsabili di tutto si dice, come se i fallimenti del Governo Renzi e la sconfitta del 4 dicembre fossero colpa del povero Alfano. Ma stendiamo un velo sulle esternazioni del gruppo dirigente renziano. Quello che invece merita di essere commentato è il comportamento dei Cinque Stelle. Per mesi e mesi, sotto l’imput del loro guru, hanno sparato contro il sistema politico dei nominati, hanno predicato l’illegittimità del Parlamento in quanto eletto con il Porcellum bocciato dalla Consulta, ne hanno fatto un punto di vanto della loro diversità fondata, dicono, sulla democrazia diretta e sul motto “un uomo un voto”. Salvo poi lasciare nelle mani di Grillo tutto il potere di decisione con la massima discrezionalità in ogni cosa. Ecco, adesso invece hanno sottoscritto una legge che smentisce tutto quello che hanno detto e rappresenta il trionfo del metodo dei nominati, con un meccanismo in cui gli elettori possono scegliere solo il simbolo della lista da votare ma non hanno alcuna influenza sulla scelta dei candidati. Tra l’altro pasticciando in modo incredibile tra candidature di collegio, capilista e listini bloccati. Tutto questo dimostra il livello di degradazione che ha raggiunto la politica, con il pieno concorso del sistema mediatico, in cui prevalgono tattiche e ragioni esclusivamente piegate alle ambizioni personali dei leader e alle convenienze del momento. A questo punto è bene dire che ciò non è accettabile, che se si vuole restituire un minimo di credibilità alla politica bisogna restituire ai cittadini almeno la possibilità di scegliere da chi vogliono essere rappresentati. E bisognerebbe fare in modo che il voto di ciascuno valga allo stesso modo per tutti. Per questo ho sottoscritto, insieme a tanti altri, l’appello “una persona, un voto” che trovate in allegato. Anche insieme a molti deputati del PD che, in questo quadro, non so come facciano a trovare una minima coerenza fra quanto hanno sottoscritto e quanto è previsto nelle norme in discussione. Comunque come Articolo UNO-Mdp faremo la nostra battaglia a partire dagli emendamenti in Commissione Affari Costituzionali e in Aula la prossima settimana. Nel frattempo cresce la preoccupazione che l’accellerazione allo scioglimento delle Camere comprometta la possibilità di approvare leggi attese e importanti come lo ius soli e il testamento biologico che sono sul rettilineo dell’arrivo. Anche questo va messo nel conto di una condotta politica poco propensa a mettere al primo posto gli interessi generali.
Nessun Commento