Nella giornata di ieri non sono mancate diverse conversazioni con amici e compagni che hanno, in questi mesi, dichiarato il loro interesse per il progetto avviato da Articolo UNO-Mdp e Campo Progressista con la manifestazione del 1 luglio. Si intitolava “Insieme” e muoveva da una prima dichiarazione di Pisapia che diceva: “Nessuno escluso”. Dopo aver detto che con Alfano e i centristi di destra “mai e poi mai”. Anche sul rapporto con il PD e le sue politiche si era detto “netta discontinuità”. Per un po’ di tempo queste cose sono state ribadite nelle riunioni comuni di Articolo UNO e Campo Progressista, in cui si proponeva la leadership a Pisapia e l’esigenza, comunque, di arrivare presto ad un momento comune fondato sulla partecipazione degli iscritti e dei militanti per dare forza e trasparenza al processo, legittimando dal basso le scelte sulla politica e sul gruppo dirigente. Invece ben presto sono iniziati i tentennamenti. Innanzitutto sul piano politico e in concomitanza con una campagna di pressione di alcuni giornali, di Repubblica in particolare, sostenitori dell’idea che “senza il PD non si va da nessuna parte”. Ecco che allora scompaiono i contenuti, il merito delle politiche su cui esprimere e misurare la discontinuità, e ci si infila in una strada fatta tutta di tatticismo in cui il tema è come recuperare la coalizione con il PD, che nel frattempo si dava alla elaborazione di una legge elettorale che ripropone l’espropriazione del diritto di scelta sui candidati da parte degli elettori e esalta il trasformismo con le liste civetta e le alleanze variabili. Quindi si arriva in Sicilia a all’alleanza con Alfano, la linea dell’esclusione pregiudiziale del confronto con Sinistra Italiana indipendentemente dal progetto politico, l’accettazione di fatto del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria del Governo in piena continuità con le politiche degli anni passati. È su questa base che sono emerse le differenze fra la linea proposta da Pisapia e quella sostenuta da ArticoloUNO-Mdp (Speranza, Scotto, Bersani, D’Alema, ecc.). Questo è l’antefatto (basta rileggere con serenità le cronache politiche degli ultimi mesi), che tra l’altro ha prodotto nell’estate un raffreddamento degli entusiasmi, che ha portato alla “rottura” di queste ore. In questo senso credo che l’intervista di Roberto Speranza al Corriere della Sera sia stata un fatto di chiarezza necessario e non rinviabile, e altrettanta chiarezza l’ha fatta Pisapia esplicitando l’idea che il suo progetto non può fare a meno di confrontarsi adesso con il PD di Renzi. Che dire: mi dispiace sinceramente e speriamo di ritrovarci presto sul cammino della ricostruzione di nuovo centrosinistra. Purché sia davvero nuovo e capace di interpretare una reale battaglia per il cambiamento, a cominciare dall’equità, il lavoro, l’eguaglianza, i diritti.
Per noi, di Articolo UNO-Mdp, si apre comunque una fase difficile e impegnativa. Ha ragione Speranza, dobbiamo correre e saper rilanciare il progetto di un nuovo soggetto unitario della sinistra in grado di rimotivare i tanti cittadini e elettori di centrosinistra che in questi anni, hanno scelto l’astensione, il non voto. Perché la vera scissione l’hanno fatta loro, concretamente, nelle regionali del 2015, nelle comunali del 2016 e 2017, e nel referendum del 4 dicembre, quando hanno deciso invece di partecipare in massa al voto per dire di NO a Renzi e alla riforma della Carta Costituzionale. È curioso che questo argomento, anzi questo dato di fatto, sia stato rimosso completamente dai tanti commentatori e esponenti del PD che ammoniscono la sinistra sulle sue divisioni. “Così si perde e si consegna l’Italia ai populisti” dicono in molti, come se in questi anni di renzismo dilagante non si fosse affermata già nel voto quella spinta populista, di destra e grillina, verso cui oggi si invocano gli argini. Ma gli argini ci saranno solo se si cambiano le politiche e se la sinistra riuscirà a riguadagnare i consensi persi. Senza quei voti temo che il centrosinistra non potrà essere maggioritario e, nel “migliore” dei casi, sarà costretto all’accordo con Berlusconi.
Per questo, oggi, la nostra responsabilità è quella di agire rapidamente per mettere in campo una proposta di sinistra chiara nei contenuti, innovativa nel modo di essere e nella scelta dei candidati e dei gruppi dirigenti. E aperta a tutti.