Scrivo mentre in Aula si discute e si vota sulla proposta di legge che riguarda l’utilizzazione della cannabis per uso terapeutico. Si tratta di un testo utile nello specifico ma profondamente svuotato dei motivi e delle ragioni originarie. Infatti il percorso legislativo era iniziato sulla base di diversi disegni di legge che assumevano l’obbiettivo della legalizzazione della coltivazione e dell’uso della cannabis. In particolare di una proposta firmata trasversalmente da più di un centinaio di deputati, tra cui anch’io, che aveva come primo firmatario Roberto Giachetti. Però è successo che durante il cammino dal testo è stato eliminato ogni riferimento alla legalizzazione e si è concentrato tutto solo sul tema terapeutico. Questo per l’azione e il condizionamento che il centrodestra ha esercitato sul gruppo dirigente del PD, come è avvenuto anche su altri provvedimenti, arrivati in Aula menomati (tipo unioni civili), oppure bloccati come lo ius soli e il testamento biologico. Condizionamento in verità ben accolto.
Questa constatazione produce una percezione scoraggiante, triste, sulla possibilità del nostro Paese di camminare lungo un sensato percorso di evoluzione civile al pari degli altri principali Paesi europei. Tra l’altro su un tema che sarebbe estremamente efficace nella battaglia contro il monopolio del traffico e dello spaccio saldamente nelle mani dei mafiosi e della criminalità organizzata. Ovviamente nel dibattito assistiamo, oltre che alle note chiusure del centrodestra, alle arrampicate sugli specchi di deputati del centrosinistra che cercano di giustificare lo stravolgimento e lo svuotamento del provvedimento. Alla fine sarà approvato un testo buono e migliorativo sull’uso terapeutico, ma sarà persa gravemente l’occasione per approvare una normativa avanzata e positiva. E con l’ipotesi di una maggioranza di centrodestra o di centro-centro che si va prospettando per la prossima legislatura, grazie alla legge elettorale approvata, la possibilità di arrivare a una soluzione del problema si fa molto, molto, molto incerta.
Basta guardare alle simulazioni che vengono fatte da diversi soggetti sulla formazione del prossimo Parlamento alla luce delle norme elettorali del Rosatellum. Secondo l’Istituto Cattaneo ci possono essere solo due ipotesi: o una maggioranza di centrodestra oppure una maggioranza PD-AP-Forza Italia, Lega permettendo. Infatti con il Rosatellum il partito che moltiplicherà sensibilmente i suoi seggi è la Lega, in virtù della concentrazione dei consensi nei collegi uninominali del Nord. In questo contesto e con queste norme, che prevedono una scheda mista con un solo voto, fare appello alla “battaglia corpo a corpo contro la destra nei collegi sull’uninominale”, come dice Renzi, è fuorviante oltre che inutile. Se Renzi vuole davvero fare una battaglia contro la destra, con un voto utile per confluire sui candidati di centrosinistra, la sola cosa da fare è inserire nella legge, ora al Senato, il voto disgiunto. Ovvero il doppio voto. Altrimenti la sinistra sarà costretta a presentare un proprio candidato in ogni collegio uninominale e allora gridare al voto utile sarà pura ipocrisia.
Comunque il vero voto utile sarà quello che sostiene i candidati più legati al territorio del proprio Collegio e non quello espresso in base a presunte alleanze contro la destra, con cui peraltro si mette in conto di fare accordi in chiave anti M5S. Per questo guardiamo al futuro della prossima legislatura con una forte preoccupazione e ci batteremo anche al Senato per cambiare una legge elettorale fatta su misura per Berlusconi. Poi c’è sempre la speranza che il voto degli italiani scombini davvero tutti i giochi e apra la strada ad un reale cambiamento.
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