Il mondo ha di fronte un pericolo serio, si chiama Donald Trump. Imbastire una provocazione, anzi una violazione del diritto internazionale, come quella di operare un riconoscimento unilaterale di Gerusalemme come la capitale di Israele è un fatto gravissimo, che alimenterà violenza in Medio Oriente ma anche in occidente. Darà nuova linfa all’odio e ai fanatismi che favoriscono il terrorismo. E costituisce già adesso un colpo durissimo alla logica dei negoziati per risolvere i conflitti. In ciò le azioni di Trump sono perfettamente speculari a quelle della Corea del Nord. Speriamo che negli Stati Uniti trovino al più presto il modo di fermarlo e di rimuoverlo da una posizione che è decisiva per garantire un minimo di equilibrio in un pianeta scosso da problemi e contraddizioni sempre più grandi.
In Italia, mentre si avvicinano le elezioni politiche e si avvertono le tensioni segnalate dal Censis, si assiste ad un gioco al ribasso sui diritti che fa una certa impressione. Mi riferisco al rilievo che viene dato alla decisione di accellerare al Senato la discussione sul testamento biologico. Questa accelerazione viene decisa in un contesto che sacrifica altre leggi che hanno la medesima importanza sul piano dei diritti civili, e certamente coinvolgono un bel po’ di bambini e di ragazzi nati in Italia e presenti nelle scuole italiane (circa ottocentomila). Mi riferisco in questo caso allo ius soli. Bisogna ricordare che sia il testamento biologico che lo ius soli sono stati approvati dalla Camera molti mesi fa, attraverso una mediazione che ha reso i testi dei due provvedimenti molto tiepidi rispetto all’impianto propositivo avanzato in prima battuta dalle forze di sinistra. La mediazione con Alfano e le componenti centriste, anche nel PD, portarono alla definizione di norme molto caute. Soprattutto sullo ius soli, in cui la cittadinanza viene legata a condizioni particolarmente impegnative per i figli di stranieri che nascono, crescono e vivono in Italia. Considerazioni che ho ascoltato anche sabato ad un interessante iniziativa promossa dalle Acli a Cascina, con la partecipazione di Cecile Kyenge. Non si capisce quindi perché, se non per calcoli elettoralistici, questa legge non trovi lo stesso impegno politico che il PD ha messo in campo per portare in aula, al Senato, il biotestamento. Allo stesso tempo sorprende un po’ la posizione di Pisapia che lega la sua scelta politica di campo alla approvazione di queste leggi. Leggi che rappresentano comunque un passo avanti sui diritti, anche se timido, ma che poco hanno a che fare con l’esigenza di produrre una “discontinuità”, un cambiamento, nelle politiche economiche e sociali portate avanti da Renzi e dal PD in questi anni. Tuttavia, per quanto ci riguarda, abbiamo detto da tempo che il nostro voto su queste leggi c’è senza condizioni alcuna, e abbiamo sempre denunciato i ritardi per la loro approvazione.
In queste ore alla Camera si sta lavorando alla presentazione degli emendamenti alla legge di bilancio che il Senato ha approvato con la fiducia la scorsa settimana. Insieme ad altri e con il capogruppo Francesco Laforgia mi sono attivato per depositare gli emendamenti sulla vicenda dei precari della ricerca. Anche ieri delegazioni dei precari del Cnr hanno incontrato diversi partiti per sollecitare una soluzione, a partire dal fatto che al Senato la maggioranza e il Governo non hanno accettato proposte veramente utili a risolvere il problema. Speriamo che questa volta ci sia lo spazio per una seria e costruttiva discussione.
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