Stamani ho letto su La Stampa il “Buongiorno” di Mattia Feltri (lo trovate anche in fondo al Taccuino) in omaggio a Charles Aznavour. Ci voleva in queste ore tristi per la scomparsa del grande cantautore e per il modo con cui vengono trattati i problemi dell’immigrazione. È un dato di fatto che negli ultimi mesi si registri una crescita di episodi dal sapore razzista, o comunque segnati da una forte intolleranza verso gli stranieri. Non vedere o nascondere l’effetto negativo che hanno in proposito le continue esternazioni di Salvini è pura ipocrisia, sottoscritta purtroppo da un bel po’ di italiani. In questo contesto ogni cosa che esprime un senso di umanità è manna dal cielo. Tuttavia l’attenzione principale è rivolta al tema della manovra economica elaborata dal Governo in aperto conflitto con la Commissione Europea. Il taglio elettoralistico è evidente, così come è evidente il discorso demagogico con cui viene sostenuta. Molti sono i giudizi critici e le preoccupazioni. I più benevoli parlano di una “scommessa sulla crescita” assai discutibile e improbabile. Altri concentrano la crisi sul rischio spread, sulla reazione dei mercati che non tollerano una politica che accresce il debito pubblico. E qualcuno spera che siano proprio i mercati a mettere in crisi l’attuale Governo, mentre qualcun’altro ci spera per mettere radicalmente in crisi il rapporto con l’Europa (e magari parla di “complotto” ai danni del Governo, come fa Di Maio imitando il Berlusconi del 2011).
Io penso che questo tipo di approccio sia sbagliato perché i cosiddetti mercati sono alla base della crisi economica e dell’aumento delle diseguaglianze, e quella che serve sia una politica davvero diversa, in grado di riattivare una reale redistribuzione della ricchezza e di salvaguardare l’equilibrio economico, sociale e ambientale del Paese. Ma per farlo lo strumento fondamentale è quello fiscale, improntato alla progressività e al contenimento della rendita. Il reddito di cittadinanza può essere utile ma non risponde a questa esigenza. Alla fine, se non fosse per il debito, starebbe bene anche ai mercati. Quello che voglio dire è che questa manovra sul piano del segno sociale non cambia nulla sugli indirizzi e sulla prevalenza degli interessi economici più forti. Certo, si allude ad un recupero del ruolo dello Stato, certamente auspicabile soprattutto sul piano degli investimenti, ma allo stesso tempo si crea una fitta nebbia sulla tenuta dello stato sociale, e poco si vede sul piano dell’istruzione e della ricerca. In sostanza siamo di fronte ad una manovra che punta a cavalcare il malessere sociale diffuso parlando di cambiamento, ma non intende mutare affatto i meccanismi di fondo del sistema economico. Quei meccanismi che hanno prodotto e producono le ingiustizie e le diseguaglianze attuali. E che rischiano di aggravarle in futuro, soprattutto per le giovani generazioni. È su questo che la sinistra deve discutere e lavorare, più che sulle alleanze o sui richiami all’unità, perché è qui che si è rotto il rapporto di fiducia con milioni di elettori negli ultimi dieci anni.
Ho letto anche delle stime dei danni provocati dall’incendio sul Monte Serra, mentre stiamo in ansia sul fronte della bonifica dei terreni in vista delle piogge. Credo che gli impegni presi dal Governo e dalla Regione nei giorni del disastro debbano essere onorati al più presto. Da parte delle istituzioni locali e del volontariato, con in testa i Sindaci di Calci e Vicopisano, c’è stata una risposta straordinaria nel fronteggiare un evento così distruttivo. A cui non è mancato il sostegno e la solidarietà della popolazione. Ma ora non bisogna allentare e deviare l’attenzione. L’azione prioritaria è quella di ricostruire rapidamente le condizioni per la stabilizzazione e la ripresa dell’habitat naturale del monte e aiutare chi ha subito i danni e le lacerazioni del fuoco.
Con la speranza che venga individuato l’autore, o gli autori, di questo reato infame. Anzi, di più: di questo delitto contro la natura e le persone.
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