Di fronte a fatti tragici, che appaiono a molti del tutto incomprensibili, come la strage in Sri Lanka non è semplice lasciarsi andare a semplici commenti. La strage, con i suoi molteplici attentati, è lontana da noi. Non ci sono vittime italiane. E allora si fa presto a passare ad un altro argomento. Oggi ci dicono che si tratta di una vendetta per la strage dei mussulmani in Nuova Zelanda, fatta in nome della supremazia dell’uomo bianco e dell’odio verso chi pratica una religione diversa. Tutti questo dovrebbe far suonare un allarme vasto e diffuso sugli effetti perversi e devastanti che vengono prodotti dall’intolleranza, dalle discriminazioni e dal fanatismo di ogni tipo. Tutte cose che sembrano crescere nella società odierna e che vengono alimentate da chi pensa di utilizzarle per acquisire consensi e potere. Lo si fa esibendo pubblicamente l’allusione all’uso delle armi. Emblematica la foto di Salvini con il mitra, che sicuramente, oltre a fare il bullo, strizza l’occhio ai produttori di armi che ha frequentato recentemente, ma che alla fine rafforza l’idea che in qualche modo la violenza è una soluzione. La cosa che preoccupa più di tutte è che ormai certi temi, che dovrebbero essere trattati con molta attenzione e cautela, siano diventati un terreno permanente di propaganda e di differenziazione politica, senza una visibile risposta da parte della maggioranza dei cittadini e del sistema mediatico. Non ci si rende conto che ciò che adesso ci appare lontano in poco tempo può diventare molto vicino. E anche se l’Italia in passato ha attraversato una fase di brutale terrorismo quello di cui si parla oggi è ben altra cosa, finora evitata in virtù delle scelte dialoganti, di apertura e di accortezza diplomatica perseguita dai governi che si sono succeduti. Una politica che nella sostanza sta interpretando il Presidente Mattarella, molto più dei due capi e garanti dell’attuale esecutivo.
Tuttavia sullo sfondo rimangono i problemi che gravano pesantemente sulle condizioni di vita di una parte grande del Paese, certamente maggioritaria, e sul futuro dei giovani in particolare. Mi riferisco alla situazione economica e alla questione del lavoro e dell’occupazione. Uno tra i più affermati economisti italiani come Pierluigi Ciocca ha affermato con i dati che “L’Italia vive gli anni più neri della sua storia sul piano economico”, e ha auspicato una svolta profonda nelle politiche economiche del Paese. Certamente non si tratta solo dell’Italia ma, in una certa misura, anche dell’Europa.
Per questo penso che una occasione utile per approfondire questi temi sia messa opportunamente in agenda con i primi incontri promossi dalla Spazio Alex Langer per il 2 e il 7 maggio.
Giovedì è il 25 aprile, la festa della Liberazione. Ovvero del ritorno alla libertà dopo la dittatura fascista e l’occupazione nazista. La festa civile più bella. Quest’anno la festeggiamo come sempre, animata da impegno e speranza per una società migliore, ma la viviamo anche con qualche preoccupazione in più. Sono molti gli episodi che segnalano una ripresa di iniziative dal sapore fascista, antisemita e razzista. E grave
è l’atteggiamento di esponenti primari del Governo che prendono apertamente le distanze dal significato e dai valori del 25 aprile. Per questo dobbiamo sentire questa scadenza come un rinnovato impegno dell’antifascismo e della democrazia che è nata proprio dal grembo della lotta di Liberazione.