I risultati delle elezioni in Spagna mandano un segnale positivo: l’ottimo risultato dei socialisti guidati da Pedro Sanchez ci dice che se la sinistra fa una politica chiara, riconoscibile, coerente con i suoi valori, soprattutto nella lotta alle diseguaglianze e per la giustizia sociale, recupera credibilità e consensi, e argina la crescita del populismo di destra. Certo anche in Spagna c’è stata una affermazione dell’ultradestra, in linea con il vento che spira in Europa, ma è stata inferiore alle attese. Speriamo che dalle elezioni spagnole la sinistra faccia qualche riflessione anche sulle politiche da proporre per l’Europa, perché se ci va con le parole d’ordine di Calenda o dell’istituzionalismo europeo di tanti esponenti del centrosinistra si va poco lontano. Un appuntamento per discuterne è quello di giovedì 2 maggio allo Spazio Incontri Alex Langer come da locandina allegata.
Invece in Italia il clima politico e i sondaggi indicano una tendenza alla crescita della Lega di Salvini, sempre più spostata su posizioni di estrema destra. I dati, seppure molto parziali, delle elezioni amministrative in diversi comuni siciliani, segnalano uno spostamento di voti dal M5S, che paga l’incapacità amministrativa, verso la Lega. Ma anche qui, indubbiamente, l’incidenza della presenza di Salvini nelle piazze siciliane ha pesato. Una grande parte degli italiani è affascinata dall’idea dell’uomo forte al comando, subendo una spirale demagogica ben orchestrata nel sistema mediatico, in cui vivono ipocrisie e bugie vendute come posizioni politiche o, peggio, come verità. Basta pensare a quello che hanno detto e fatto i leghisti, con Salvini in testa, sul significato del 25 Aprile, festa della liberazione: hanno contrapposto al valore dell’antifascismo scritto in Costituzione quello della “pacificazione nazionale”, a suo tempo tanto caro al partito di Fini (An erede del Msi). E poi, mentre parlano di “pacificazione” disertano e cercano di boicottare tutte le celebrazioni che ricordano la lotta di Liberazione e la riconquista dell’unità nazionale. Ipocrisia pura e spirito da imbroglioni. Per mesi Salvini ha parlato di 600mila immigrati irregolari, peraltro dicendo che li avrebbe rispediti nei loro Paesi e, ora si scopre, lo ammette il Ministero che lui dirige, che forse sono 90mila. E i rimpatri fatti dal Governo attuale sono inferiori a quelli dei Governi precedenti. In un Paese normale sarebbe difficile accettare un Ministro che imbroglia come avviene da noi. Ma non è il solo: di imbroglioni ne esiste almeno un altro e si chiama Luigi Di Maio. Impressionante è il video in cui viene sbugiardato sugli impegni presi e non mantenuti nella vicenda dei fattori inquinanti all’Ilva di Taranto. Eppure adesso, in vista delle elezioni, i due imbroglioni hanno cominciato a menare le mani l’uno contro l’altro per monopolizzare l’attenzione dei media e dei cittadini. Chissà quanti creduloni convinceranno… Si dice siano i tempi nuovi, quelli del “Governo del cambiamento”. Ho letto proprio ieri l’ultimo giallo scritto da Alessandro Robecchi intitolato, appunto, “Tempi nuovi”, che sintetizza bene il tempo che viviamo. Ne riporto due passaggi. Nel primo uno dei personaggi dice: “Adesso il clima è pesante, la gente è incattivita, e siamo incattiviti anche noi, sai com’è, chi abita al primo piano indica quelli del pianterreno come origine di tutti i mali e intanto nell’attico brindano e si fanno i cazzi loro”. Si parla di Milano, ovvero dell’Italia. Nell’altro: “Questi tempi nuovi di cui tutti parlano cosa sono? Dove sono? A lui sembrano i soliti tempi di astio e tigna collettiva, i tempi in cui il pudore si è arreso del tutto, e quel che i farabutti pensavano di nascosto ora lo dicono apertamente, i tempi in cui non c’è vergogna”.
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