Allora, vediamo un po’: in questi ultimi giorni sono avvenute alcune cose, a mio parere, sconcertanti. La prima è la votazione del Parlamento europeo sul documento che equipara nazismo e comunismo, mettendo sullo stesso piano Hitler che sterminava gli ebrei con l’Armata Rossa che lo sconfiggeva e liberava Berlino e Auschwitz. Un insopportabile stravolgimento della storia e della memoria. Anche questo è un segno dei tempi, che ci fa capire perché sotto la crosta del populismo ritornano e crescono i nazionalismi. È ciò che accade quando viene meno la tensione culturale e morale che ha animato la spinta democratica e antifascista europea del secondo dopoguerra. Anche le reazioni dei capi di Stati e di Governo dei principali Paesi del mondo sull’emergenza del cambiamento climatico, di cui si discuteva all’Onu, sono la dimostrazione di una assoluta mancanza di visione sui processi storici e di una totale subalternità al principio della gestione del potere per il potere nel tempo presente. Ad una generica dichiarazione di attenzione verso l’allarme per il futuro del pianeta, e con una furba strizzatina d’occhio verso Greta, i giovani e gli ambientalisti, non sono seguiti impegni chiari e puntuali sul piano delle decisioni e dei provvedimenti da prendere. Anzi, in molti hanno cercato di sminuire il problema, e alcuni fino a negarlo. Eppure non solo i rapporti degli scienziati dicono cose precise sul riscaldamento climatico (ogni anno perdiamo il 13% dei ghiacciai artici) ma anche le immagini che vediamo sul loro continuo scioglimento non lasciano dubbi. E ora ci dicono che siamo ormai alla presa d’atto che i ghiacciai alpini sono in una traiettoria di progressiva e rapida scomparsa. Ecco, nonostante questo, quasi nessuno dei potenti del mondo ha replicato al folle intervento di Trump che in quella sede ha esaltato il sovranismo nazionalista con alla base il concetto che ognuno in casa propria fa quello che gli pare. Escludendo, con queste premesse, ogni possibile azione sovranazionale per ridurre le emissioni e salvaguardare l’ambiente. Infatti Bolzonaro, in perfetto allineamento con Trump, ha subito detto che l’Amazzonia è sua, del Brasile, e non dell’umanità. È il linguaggio dei nuovi satrapi che caratterizzano questo nostro tempo.
Questi fatti ci mettono di fronte all’esigenza di fare tutto il possibile per rilanciare una battaglia, innanzitutto culturale e civile, in difesa della democrazia e del futuro delle generazioni a venire. E partecipare alle manifestazioni promosse dai giovani questo venerdì, con lo sciopero dalla scuola, è un fatto importante. Non è contro la scuola, ma semmai per una maggiore consapevolezza e sensibilità verso un futuro che può essere salvato solo con un livello di cultura superiore a quello attuale.
Quanto alle vicende della politica italiana bisogna salutare come un primo, timido, passo avanti il patto sull’immigrazione contrattato dal nostro Governo con l’Europa. Finalmente si può uscire dalla politica alimentatrice di razzismo portata avanti da Salvini in contrapposizione alla politica umanitaria dell’accoglienza. Però non ci si può fermare lì. L’accoglienza da sola non risolve il problema. E’ necessaria una vera politica dei flussi e dell’integrazione. Bisogna superare la Bossi-Fini e attivare canali di formazione e di inserimento lavorativo. Creare le condizioni per una effettiva pratica dei diritti e dei doveri. Altrimenti, alla lunga, cioè nel giro di uno o due decenni, di fronte al fenomeno migratorio di milioni di persone, il rischio di una totale ingovernabilità della questione immigrazione è molto serio, e può indebolire la tenuta sociale e democratica dell’Italia e anche dell’Europa.
Invece un segnale estremamente positivo arriva dal pronunciamento della Corte Costituzionale sul fine vita. La Consulta aveva rimandato la decisione sul caso DjFabo auspicando il varo di una legge, attesa da tempo, sulla materia. Adesso, in assenza di normativa, ha valutato di giudicare “non punibile” chi agevola il suicidio assistito, in determinate condizioni, rispettando la libera e autonoma scelta del paziente. Si tratta di una iniziativa che mette il Parlamento di fronte ad una responsabilità da cui non può sfuggire, e lo fa dettando alcune condizioni prioritarie che mettono in cima la libertà di scelta della persona.
Qualche considerazione vorrei farla anche sulla situazione politica, dai problemi della maggioranza a quelli del PD, fino alla discussione nella sinistra in vista delle prossime scadenze elettorali. Temi di cui si parlerà nell’assemblea pubblica promossa dallo Spazio Alex Langer per lunedì 30 settembre. Ma ho scritto troppo e rimando al prossimo post.