Mentre alla Camera si sta allestendo l'albero di Natale e cresce l'attesa per gli sviluppi della crisi politica i lavori si concludono anzitempo. Si torna lunedì per il decreto sul terremoto, sperando che anche sul versante del nuovo Governo siano già stabiliti i tempi per il voto di fiducia. Ma ciò è interamente nelle mani del Presidente Mattarella, che ha dimostrato in queste ore di avere la determinazione necessaria.
Quindi ho preso la via del ritorno Pisa e vedo solo nel primo pomeriggio la rassegna stampa regionale e locale. L'impressione è che l'esito del referendum stia generando un eccesso di nervosismo nei gruppi dirigenti del PD. Si può capire la delusione e anche la preoccupazione per i risultati della consultazione referendaria, soprattutto a caldo, ma non sarebbe comprensibile una perdita di lucidità e di equilibrio che ci dovrebbe essere sia quando si perde che quando si vince. Tra l'altro i numeri ci consegnano un risultato che lascia poco spazio alle recriminazioni o ai dubbi ipotizzabili come nel caso di una ristretta distanza fra le due opzioni in campo. Tra il No e il Sì c'è un distacco di 6 milioni di voti, in un contesto di alta partecipazione che da tempo non vedevamo. Dunque più che recriminare sarebbe utile analizzare e ragionare, come fa in modo convincente Emanuele Rossi nel suo articolo sul Tirreno di stamani. Per questo trovo sopra le righe una serie di reazioni che si vedono nel PD, sia in termini di attacchi personali, anche con offese, a personalità che hanno votato No come Bersani e sia in relazione a valutazioni critiche post-voto di esponenti di maggioranza del PD, o comunque sostenitori del Si. Mi riferisco alla sollecitazione di dimissioni da cariche istituzionali che non sono, tra l'altro, di competenza del partito ma del Sindaco, come nel caso di Sandra Capuzzi e Salvatore Sanzo, oppure al brusco avviso che il capogruppo in Consiglio Regionale ha indirizzato al Presidente Rossi, con un altolà tutto politico, forse perché ha preso troppo le distanze da Renzi, facendo balenare l'ipotesi di far venire meno il sostegno necessario sui provvedimenti della Giunta. Quest'ultima cosa dopo che il segretario regionale aveva attribuito la sconfitta del Sì, nell'area della costa, alle carenze del governo toscano. Sicuramente in questa parte del territorio della Toscana ci sono molti motivi di malessere. E, in non piccola parte, sono da attribuire ai ritardi o alle mancanze della Regione, con uno scarto visibile fra promesse e risultati concreti. Ne ho scritto qualcosa la settimana scorsa, prima del referendum. Ma farne ora un punto di polemica o di ritorsione muovendo dal risultato del referendum mi sembra inappropriato, per usare un termine che si usa molto nel linguaggio sanitario. E poi, se non mi sbaglio, non era stata inventata a livello di Consiglio Regionale una commissione specifica per seguire i problemi della costa? Fu presentata come una delle principali novità di questa legislatura proprio per dare un segnale di attenzione alla costa. E il risultato è questo?
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