Non basta certo fare la faccia feroce, proclamare nuove, clamorose (e inaccettabili) misure come il reato di clandestinità, per far sparire un fenomeno complesso e di enorme portata come quello dei flussi migratori dai Paesi poveri a quelli ricchi.
I commenti di Dario e Domenico mi danno modo di fare alcune considerazioni sulla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale sulla questione dell’immigrazione proclamato dal governo in questi giorni. Il Ministro Maroni ne ha motivate le ragioni ieri alla Camera su richiesta delle opposizioni. Secondo il governo questo provvedimento è giustificato dal fatto che nei primi sei mesi di quest’anno gli ingressi di clandestini in Italia sono il doppio dell’anno passato. Ovviamente Maroni ha cercato di scaricare la “colpa” di questo fenomeno sul precedente governo Prodi. Ma ciò dimostra, una volta di più, l’approccio negativo, allarmistico e illusorio, con cui la maggioranza delle destre che governa il Paese affronta il problema dell’immigrazione. Cosa che, peraltro, avevamo già constatato con la legge Bossi-Fini, che ha moltiplicato le situazioni di irregolarità e di clandestinità anziché risolverle. Infatti non basta certo fare la faccia feroce, proclamare nuove, clamorose (e inaccettabili) misure, come il reato di clandestinità, per far sparire un fenomeno complesso e di enorme portata come quello dei flussi migratori dai Paesi poveri ai Paesi ricchi. Tra l’altro molti di questi Paesi ricchi avrebbero molti problemi in più se venisse meno l’apporto degli immigrati. Certamente bisogna fare in modo che questi processi avvengano in condizioni di regolarità, con un adeguato controllo e, soprattutto, accompagnati da politiche reali di integrazione. Anzi senza una azione efficace sul piano dell’inclusione anche la necessaria battaglia di contrasto verso l’immigrazione clandestina è debole e destinata al fallimento. Pensare di risolvere il problema alimentando la paura e la diffidenza è un errore gravissimo. La via è invece quella di una integrazione fondata sul rispetto rigoroso delle regole: i diritti sono il rovescio dei doveri, non il contrario. E’ in gran parte ciò che cerca di fare la Spagna, che ha le stesse spinte immigratorie dell’Italia, con la differenza che da noi c’è un flusso rilevante che viene da est mentre per loro è quasi tutto dal sud. Alle Canarie arrivano i naufraghi come in Sicilia. Solo che lì esistono centri in cui, per coloro che vogliono trovare opportunità di lavoro in Spagna, si avvia un percorso di formazione professionale accompagnato dall’insegnamento della lingua e delle regole della convivenza. Ovviamente chi non sta alle regole viene espulso. L’approccio inclusivo, come si vede, è un po’ diverso dal nostro che è carente, sul piano dell’integrazione, da tutti i punti di vista.
Infine, sulle stato di diritto e le responsabilità individuali dei reati sono pienamente d’accordo con Dario, anche se penso che questo principio funzionerebbe meglio se fosse garantita la certezza della pena, che in Italia è assai labile.
In ultimo lasciatemi dire che ieri in Parlamento abbiamo preso una boccata d’ossigeno. Alla Camera abbiamo vinto su un emendamento che ha fatto saltare i “tempi forzati”, imposti dal governo e al Senato la maggioranza è stata bloccata, per ora, sulla vicenda dei precari. Sono piccoli segni di riscossa, che però dovrà trovare un forte sviluppo con la manifestazione di ottobre.
1 Commento
C’e` una piccola speranza che i tempi saltino davvero? E che quindi si possa ripensare l’intera manovra alla luce dei disastri che essa produce cosi’ come e`?