Il problema sono stato gli organizzatori e le finalità che alcuni di loro avevano in testa. Perchè dal populismo non nasce nulla di buono.
In piazza Navona c'erano un sacco di persone animate da una forte e sincera passione politica e civile. Certamente la stragrande maggioranza. Si tratta di donne e uomini di cui il centrosinistra ha un grande bisogno. E anche il Pd. Il problema sono gli organizzatori e le finalità che alcuni di loro avevano in testa. A cominciare da Di Pietro. Non era difficile immaginare dove andava a parare una manifestazione impostata in quel modo. Sbaglia chi pensa che possa nascere qualcosa di buono dal populismo, di destra o di sinistra che sia. Ma ormai è andata e l'importante è non perdere le occasioni per riflettere anche sulle pagine tristi.
E a proposito di pagine tristi, anzi dure e assai pesanti ha ragione Francesca a mettere in evidenza i tagli alla scuola e all'università. La manovra economica cucinata da Tremonti e Brunetta è indigeribile. Tutti i settori pubblici sono messi sotto una pressione enorme. Sorprende la scarsa reazione che c'è stata finora, soprattutto nell'opinione pubblica. Forse non si è ancora capito la portata di tali provvedimenti e forse le timidezze che il centrosinistra ha avuto negli anni passati nell'affrontare il tema della riforma della Pubblica Amministrazione oggi rende più debole la nostra capacità d'iniziativa. Quando sul piano dell'efficienza pubblica i problemi non vengono affrontati per tempo si aprono spazi ampi per sostenitori del ridimensionamento dei servizi pubblici e delle privatizzazioni. Ma tutto ciò non può portare ad alcuna sottovalutazione sulla gravità dei provvedimenti proposti dal governo. In Parlamento ci batteremo con gli emendamenti e con la politica ma numeri sono tali che non c'è molto da sperare. A meno che non si riesca a costruire una grande e significativa mobilitazione nel paese. Del resto è questo l'obbiettivo della campagna di firme che il Pd ha lanciato in questi giorni dal titolo "salva l'Italia". Diamoci da fare.
1 Commento
So che l’universita` e i suoi dipendenti non godono di molta popolarita` e lo stesso avviene per la scuola. Ma io vorrei che si riflettesse sulla gravita` di un attacco che tende a far uscire dal sistema pubblico tutto il comparto della formazione. Sappiamo che cosa significa avere i professori nominati dai presidi? Sanno i cittadini che l’attuale canale per l’abilitazione e quindi l’entrata nel sistema scolastico, cioe` la SSIS, e` stata stoppata? Sanno i cittadini che i progetti di ricerca di interesse nazionale presentati nel dicembre scorso NON SARANNO FINANZIATI? Sanno che tutti i dipendenti (non solo per i professori) perderanno quote di salario importanti?
Pavento un paese nel quale i centri di ricerca siano tutti privati, le Universita` diventino fondazioni, facendo passare le tasse di iscrizione da 1500 a 30.000 euro e per i propri figli si debba scegliere tra una costosa scuola cattolica e una scuola pubblica con classi di 40 alunni e professori amici del preside.
Scusate la lunghezza del mio commento.