Ore sempre più complicate e incerte. Per chi, come me, vive con un certo assillo la discussione sulle scelte congressuali del PD. A cominciare dal percorso. Penso che la questione centrale sia quella di una seria discussione sulle ragioni delle sconfitte di questi anni (elezioni regionali, comunali e referendum) e sul rapporto fra il PD e la società. Per questo la via era quella proposta da diversi interventi all’Assemblea Nazionale, di fare prima una conferenza programmatica e poi il congresso, che secondo le regole statutarie porta essenzialmente ad un confronto fra i candidati con un effetto di estrema personalizzazione. Ma l’Assemblea di domenica si è chiusa senza repliche o risposte alle proposte avanzate nel dibattito. Tuttavia il tema è stato ripreso lunedì sera in una partecipata e appassionata riunione alla Leopolda pisana. Purtroppo la sala si è rivelata piccola per accogliere tutte le persone intervenute. Un bel dibattito con posizioni differenti e articolate, nel quale è comunque emersa l’esigenza di pensare ad un percorso congressuale più impegnativo, e su questa base è stato approvato un documento presentato durante la discussione. La cosa singolare è che dalla maggioranza renziana è uscito un comunicato che “scomunicava” la riunione, dicendo che le discussioni si fanno nel partito e non fuori, dimenticando l’esempio del Segretario Renzi che organizza fuori dal partito i famosi appuntamenti fiorentini. Come se quando non si tratta della maggioranza sia vietato discutere.
Qualcosa del genere c’è anche nella ostinata sordità con cui si trattano le proposte che arrivano dalle minoranze interne al partito. Ho detto dell’Assemblea Nazionale, ma anche alla riunione della Direzione di oggi la cosa si è ripetuta: Gianni Cuperlo ha proposto un calendario per il congresso che prevedeva la conclusione nella prima metà di luglio ed è stato considerato irricevibile. E per deduzione la stessa cosa riguarda anche la richiesta dell’incontro pisano. In tutto questo c’è un tratto di arroganza che non fa bene ad un partito che predica ascolto e partecipazione.
L’altro fatto della giornata è la nuova, repentina, decisione di Emiliano che contraddicendo quanto aveva concordato e dichiarato in precedenza ha partecipato alla Direzione presentando la sua candidatura per il congresso. Un grande esempio di coerenza e affidabilità, viene da dire ironicamente. Ma in fondo meglio così. Mentre la minoranza di sinistra, bersaniana e non solo, non ha partecipato e ha scelto di stare fuori dal congresso. Un atto conseguente alla posizione politica assunta in Assemblea con l’intervento molto chiaro di Guglielmo Epifani. Un annuncio di possibile rottura, chiamata scissione, verso il quale non è stato fatto nulla per impedirlo. Anzi. Ieri Renzi ha dichiarato che aveva scoperto il bluff e quelli che se ne andranno sono quattro gatti; e oggi, in partenza per la California marinando la Riunione che convoca il congresso, si è detto dispiaciuto ma non più di tanto.
Che dire ? La delusione è grande e forse irrecuperabile.
1 Commento
carissimo Paolo,
ti leggo con piacere, così come ho ascoltato con attenzione la tua recente intervista a TeleGranducato. Ti ringrazio per i toni tranquilli e le posizioni serie, e mi fa piacere che ci siano persone molto diverse da me capaci di dialogare. Ritengo che l’assemblea autoconvocata sia stata un momento di discussione importante e utile, non concordo con le posizioni ufficiali. Però ti rivolgo l’invito a tornare a frequentare (tu e le persone che si riconoscono nelle tue posizioni) ANCHE gli appuntamenti convocati dai segretari, a partire da quello di lunedì 27. A me è mancato questo, negli ultimi mesi, penso che il sottrarsi della minoranza alla discussione sia stato altrettanto grave dell’arroganza di chi fa il segretario nazionale, che non mi sembra duplicata da chi dirige il PD a Pisa.
a presto,
il solito eretico
emilio