L'intervista di Francesco Loi al deputato pisano Paolo Fontanelli sul Tirreno di giovedì 9 giugno.
«Mosse sbagliate ora recuperiamo»
L’on. Fontanelli: «Non si può dire che tutto è stato fatto bene. La linea centrista non ha pagato. Servono messaggi chiari»
di Francesco Loi
09 giugno 2016
PISA. «Dire che tutto va bene mi sembra un errore. Ma ora bisogna recuperare chi ha scelto di non andare a votare e cercare tutti insieme di spingere per vincere il ballottaggio a Cascina». A parlare è il deputato Paolo Fontanelli, all’indomani dell’intervista al Tirreno di Antonio Mazzeo, vicesegretario regionale del Pd. Le due visioni all’interno dei democratici tornano a confrontarsi.
Onorevole Fontanelli, cosa pensa dell’esito elettorale sia nazionale che locale?
«Un’analisi puntuale la faremo dopo i ballottaggi. Ora dobbiamo vincere. E per questo dobbiamo fare valutazioni proprio per cercare di recuperare e rimotivare la parte di nostri elettori che non è andata al voto. Considerazione che vale sia a livello nazionale che locale».
Ma come può avvenire?
«Intanto non affermando che tutto va bene o che tutto è stato fatto bene. La Toscana ha dato un segnale di particolare difficoltà per il Pd. Siamo andati al ballottaggio per la prima volta in tutti i comuni sopra i 15mila abitanti».
Allora quale messaggio è giusto lanciare all’elettorato?
«La scelta di puntare su un’alleanza centrista con Verdini non ha pagato. Ora lo dice anche Renzi. I casi di Napoli e pure Grosseto qualcosa hanno insegnato. Il problema di fondo è che l’ambiguità è proprio nello spostamento centrista della linea del partito: una delle ragioni principali di allontanamento di molti elettori. L’asse politico deve essere precisato, nel solco del centrosinistra e nell’attenzione agli effetti della crisi».
Da parte renziana però è stato strizzato più di un occhio alla SinistraDem…
«Il problema non è SinistraDem, ma quelli che non votano più. L’obiettivo è allontanare ogni rischio di ascesa del centrodestra, in più con i caratteri leghisti come a Cascina. Tra Antonelli e Ceccardi la differenza è netta e va evidenziata. E un isolamento del comune di Cascina non serve alla comunità cascinese».
Lei ha criticato la scelta di fare le primarie…
«Uno strumento quasi obbligato per la successione a sindaci non ricandidabili, ma per un sindaco che esce dal primo mandato tutto deve essere preceduto da una discussione nel partito. Fare le primarie come a Cascina significa far passare all’esterno l’idea che, per una parte del partito, Antonelli non ha lavorato bene».
Cosa avrebbe fatto?
«Il messaggio da sostenere era: nonostante le difficoltà del momento, l’operato di Antonelli ha permesso di tenere in piedi servizi diffusi e di qualità. Non si può dire che abbiamo governato bene e poi volere le primarie: è una contraddizione che indebolisce oggettivamente il sindaco uscente».
A parte l’astensionismo, perché Antonelli è finito al ballottaggio?
«Insisto sull’astensionismo perché i numeri dicono questo: rispetto a cinque anni fa i votanti sono diminuiti di circa 2.400, mentre il Pd ha perso 3mila voti e il centrodestra è rimasto più o meno lo stesso. Ci sono poi riflessi nazionali: siamo al governo, ma questa crisi socio-economica aumenta il livello di disaffezione. Non possiamo far finta di non vederla».
Lei ce l’ha con Renzi…
«No, pongo elementi su cui ragionare. Non è in discussione Renzi, semmai la politica e il modo di essere del partito. La comunicazione e l’immagine non bastano, nonostante l’abilità e la visibilità di Renzi. E i renziani sono comunque un’altra cosa. Queste elezioni ribadiscono un serio indebolimento sul territorio».
Mazzeo ha fatto un appello: più uniti per vincere…
«Sì, rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo per vincere. Mandiamo segnali veri, politici, ai nostri elettori che si sono allontanati. Soltanto gli appelli non bastano».
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