Al segretario del Circolo PD Leopolda Luigi Puccini
Al segretario comunale del PD Giovanni Viale
e p.c. Alle presidenti della Direzione e dell’Assemblea territoriale del PD Barbara Guerrazzi e Linda Vanni.
Cari Luigi e Giovanni,
come sapete ho deciso, dopo una non semplice riflessione, di lasciare il PD. Oggi sono a Roma per un confronto sulle conseguenze di questa decisione a livello parlamentare. Credo che le motivazione di questa mia scelta si possano leggere bene da ciò che ho scritto sul mio blog e non voglio appesantire questa lettera ripetendo e imponendo alla vostra attenzione valutazioni critiche che più volte ho svolto sulla politica seguita dal PD in questi ultimi due anni. Critiche che talvolta si sono trasformate in comportamenti parlamentari non allineati con le indicazioni del partito e che ho vissuto con difficoltà personale. Comportamenti dai quali emergeva anche un disagio perché si imputavano i problemi politici del PD, in particolare dopo le sconfitte nelle elezioni amministrative, ai dissensi e alle diversificazioni nel dibattito interno al partito. Tuttavia pensavo che proprio partendo da quei problemi, da quei risultati che mettevano in evidenza l’inadeguatezza della proposta politica, sarebbe stato possibile avviare una discussione profonda, scissa dai personalismi o dalla assoluta centralità che viene affidata alla leadership, per fare il punto sulle politiche per il Paese e sullo stato del partito, sul suo rapporto con la società. Per questo condividevo la richiesta della minoranza di impostare un percorso congressuale adeguato. Ma a questa richiesta, a un certo punto sostenuta anche da esponenti della maggioranza, il segretario Matteo Renzi nell’Assemblea Nazionale ha risposto con una chiusura netta, immotivata, ostile ad ogni ricerca di un punto di incontro. Per me questa è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso. Due giorni prima avevo partecipato volentieri alla riunione degli iscritti del mio circolo, convocata opportunamente da Luigi per parlare della situazione. Credo uno dei pochissimi circoli che si sono posti il problema di sentire gli iscritti. Nell’occasione avevo manifestato il mio disagio, insieme all’auspicio di uno sbocco positivo in direzione di un congresso veramente rivolto al confronto politico e programmatico, dato che molte delle cose più importanti che abbiamo proposto con la guida di Renzi non erano le stesse che avevamo indicato nel programma elettorale del 2013, sul quale siamo stati eletti. Ma purtroppo la risposta è stata un’altra.
Comunque questo ragionamento non è l’unica motivazione della mia scelta di uscire. La più importante nasce dal grande disagio che sento a vedere molti, tanti, amici e compagni di una vita, di una comune militanza politica, che si sono allontanati o si stanno allontanando dal PD e verso i quali si manifesta una visibile indifferenza. Un fatto evidente anche sul piano del voto amministrativo e referendario, e che rischia di sfociare e stabilizzarsi nell’astensionismo o nel populismo. Credo che a questo pezzo di popolo della sinistra si debba dare un punto di riferimento per tenerlo nel quadro del centrosinistra. Per questo intendo impegnarmi, continuando a pensare che il PD è comunque parte essenziale di quel quadro e augurandomi che la sua politica cambi in direzione di una più chiara scelta di campo.
Ma la cosa che mi preme di più dirvi in questa occasione è ringraziarvi per il percorso politico che abbiamo fatto insieme e per i rapporti umani costruiti in tanti anni, e che spero non si guastino in base alla differenza di idee sul piano politico. E vi chiedo di estendere questo ringraziamento, insieme ad un abbraccio, seppure virtuale, a tutti gli iscritti e ai membri degli organismi dirigenti del PD pisano.
Con i più cordiali saluti e con un ciao, come si fa fra amici.
Paolo Fontanelli