Scrivo mentre leggo dei risultati delle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio. L’esito della vittoria della destra era già scontato al momento della difficoltà a proporre uno schieramento progressista unito e alternativo alla destra. E’ evidente, come lo è stato alle elezioni politiche, che se ti presenti già sconfitto in partenza la motivazione al voto appare assai debole. Per di più in un contesto di forte crescita della disaffezione verso le cabine elettorali. Da una prima valutazione sui risultati elettorali le uniche due cose meritevoli di citazione sono la conferma del processo di travaso di voti nella destra a vantaggio del partito della Meloni e la “tenuta” del PD come forza primaria del campo progressista.
Ma tornando al significato principale queste elezioni ci dicono che il tema di fondo per la sinistra e l’area progressista è quello di riuscire a trovare la chiave per un progetto che superi la frammentazione e le divisioni e metta in campo una proposta alternativa credibile e aggregante. E qui non mi pare aggirabile il problema del ruolo del PD, e di conseguenza il grado di responsabilità che riguarda tutti ma soprattutto il partito che può fare da perno di una alleanza competitiva. Certo vi è in primo luogo la questione dei contenuti, di quale profilo e programma, sul piano politico, sociale e culturale, sia necessario per dare credibilità ad un progetto alternativo e, insieme, su quale basi costruire il processo unitario. Ma in via preliminare esiste il problema della effettiva volontà politica. Ora una opportunità è in campo e non riguarda solo gli iscritti o gli elettori del PD. Si tratta proprio del percorso congressuale avviato dal PD per arrivare alla elezione del nuovo segretario nazionale.
Un percorso definito come “costituente per un nuovo PD”, che in una prima fase non è certamente stato all’altezza di una seria analisi delle ragioni che hanno portato alla sconfitta della sinistra, ma che oggi con la possibile affermazione di una candidatura come quella di Elly Schlein può aprire una fase nuova nel dibattito e nella proposta. Le idee e la piattaforma politica sostenuta dalla Schlein costituiscono senza dubbio una svolta rispetto alle politiche portate avanti dal PD da Renzi in poi.
La centralità della battaglia per la giustizia sociale e per la conversione ambientale, insieme a quella per i diritti, vengono enunciate in modo estremamente chiaro. Bisognerà vedere, nel caso di una sua elezione, se riuscirà a costruire le condizioni di una direzione autorevole nel partito e nel rapporto con le altre forze progressiste. Ovviamente si imporrà anche la questione di una profonda revisione della forma partito, tornando a dare una funzione reale alla partecipazione. Ma da questo punto, da questa sfida, è difficile sfuggire se la questione è davvero quella di ricostruire un soggetto e una proposta di sinistra. A meno che non si pensi alla coltivazione delle frammentazioni attuali come la scelta necessaria per salvaguardare spazi e ruoli specifici seppure in un contesto destinato a restare permanentemente minoritario, e purtroppo sempre più ristretto come dimostra la crescita della scelta astensionista. Per questo spero che le primarie del 26 febbraio aprano la strada ad una concreta possibilità di cambiamento.