Ho scritto su Facebook il mio punto di vista sui risultati delle elezioni europee che riporto qui, con l’aggiunta di alcune considerazioni sul voto locale con il proposito di contribuire ad una discussione sui risultati in provincia di Pisa, che mi auguro si realizzi. Visti i ballottaggi possiamo dire che c’è vita nella sinistra e nel campo progressista. La vittoria in tutte le città capoluogo è un fatto indiscutibile, nonostante le negazioni e il vittimismo della Meloni e della destra. Ma il segno forse più importante di una ripresa della sinistra in Italia si era già manifestato nel voto europeo, anche se il sistema mediatico e i commentatori politici dei grandi giornali si sono dedicati soprattutto a parlare del successo della Meloni in versione leader in Europa, con l’idea di un ruolo importante nella definizione dei nuovi assetti.
Poco si è scritto e parlato del fatto, concreto e indiscutibile, che al di là delle percentuali le uniche forze che hanno aumentato in voti assoluti, in rapporto alle elezioni politiche del 2022, sono il PD e AVS. E questo in un contesto di crescita notevole del numeri degli elettori che hanno disertato i seggi. Come leggere questo segnale se non come un segnale di recupero di fiducia proveniente da elettori di sinistra che in questi ultimi anni avevano scelto di esprimere la loro delusione con l’astensionismo. Ciò riguarda soprattutto il PD, perché AVS ha beneficiato della candidatura della Salis e del comprensibile malessere sul tema della pace e della guerra. Invece in relazione al successo del PD va detto chiaramente che il merito va alla segretaria Elly Schlein, a partire dalla linea politica che ha riposizionato il PD su questioni fondamentali connesse ai valori della sinistra (lavoro, questione sociale e ambientale, diritti, difesa della democrazia), e lo ha fatto con una visibile combattività insistendo anche sull’esigenza di unire e costruire alleanze credibili.
Tutto questo dimostra che l’idea di mettere insieme una alternativa vincente alla destra è possibile, ma bisogna insistere con coerenza su valori e contenuti capaci di arrivare al popolo di sinistra, che è molto più grande del bacino elettorale raccolto dal centro sinistra negli dieci anni. Però questa linea non è ben vista dai poteri economici e finanziari che non apprezzano troppo i propositi di mettere al centro politiche sociali improntate alla giustizia e all’equità, e non concepiscono che si parli di transizione ecologica se questa mette in discussione il modello di sviluppo. Sono quegli stessi poteri economici che in nome del senso di responsabilità hanno caldeggiato e sostenuto i governi tecnici o di emergenza, comunque fondati sulla partecipazione del PD, considerato partito affidabile sul piano della cultura di governo e propenso alla mediazione. In realtà, in questi anni, sono i fattori che hanno fortemente penalizzato il PD e fatto crescere un sentimento di sfiducia e di distacco nel proprio popolo, peraltro poco analizzati a dibattuti fin dalla enorme batosta elettorale nelle politiche del 2018. Ora però quelle sirene ripartono. Quei soliti poteri che da un lato provano a “moderare” la destra guidata dalla Meloni, per renderla compatibile con le politiche liberiste, dall’altro richiamano il PD a fare i conti con la realtà, che sarebbe quella di puntare ad avere un ruolo nel governo del Paese, dato che con il prossimo autunno arriverà probabilmente una nuova stagione di sacrifici per evitare la deflagrazione del debito pubblico. Basta leggere gli editoriali di alcuni autorevoli commentatori politici del Corriere della Sera o di Repubblica, che con una certa continuità si adoperano per sollevare dubbi o mettere in discussione le iniziative politiche di Elly Schlein.
Adesso il problema è quanto ascolto queste sirene troveranno nel PD o in alcune parti del PD. Questa è la nuova sfida per i prossimi mesi. La segreteria di Elly Schlein è uscita rafforzata dalle elezioni e ciò è un fatto importante. Ma la possibilità di un successo delle idee e del programma che l’hanno portata alla guida del PD, con l’obbiettivo primario di “un nuovo PD”, sta appunto nella determinazione a portarle avanti con chiarezza. Dunque, attenzione alle “sirene della moderazione”. Per quanto riguarda l’esito delle elezioni nei comuni della provincia di Pisa il quadro che esce dalle elezioni non è privo di problemi. Sul piano del voto politico il dato più interessante è il risultato del PD nel comune di Pisa dove si registra una crescita significativa in voti assoluti e in percentuale ben superiore ai voti raccolti nelle elezioni del 2022. Anche AVS fa un buon risultato. Un fatto che in buona misura conferma il voto d’opinione positivo emerso anche sul piano amministrativo nelle città capoluogo di regione.
Mentre sul piano delle realtà locali si manifesta una articolazione più complicata che va letta con più attenzione sul piano dei cambiamenti sociali. La sinistra ha vinto bene nei comuni del Lungomonte (San Giuliano Terme, Calci e Vicopisano), confermando un significativo radicamento sul territorio, ma ha perso la maggioranza in comuni importanti della zona del cuoio (Santa Croce e Castelfranco di Sotto) e della Valdera (Ponsacco, Lari-Casciana Terme, Terricciola). Caso a sè è quello di Capannoli, dove l’assurda decisione di non fare le primarie ha prodotto una spaccatura che ha portato alla netta e chiara riconferma della sindaca uscente con una propria lista civica, mettendo in evidenza l’incapacità del PD di percepire gli umori e gli orientamenti dei cittadini. Meglio in Val di Cecina dove il centrosinistra ha confermato Volterra ed è tornato a vincere a Pomarance.
Tuttavia questa articolazione nel territorio provinciale non era impossibile da vedere e in sostanza evidenzia una carenza di analisi e una debolezza di presenza e d’iniziativa del PD e della sinistra in molti comuni, insieme ad una mancanza di coordinamento territoriale. Quella capacità di collegamenti che in passato assicuravano i partiti. Per questo bisogna augurarsi che il progetto di rilancio e di rinnovamento del PD proposto da Elly Schlein si concretizzi il prima possibile.
Infine colgo l’occasione per segnalare la presentazione del bel libro di Federico Fornaro, già capogruppo di ArticoloUno alla Camera, sulla figura di Giacomo Matteotti. Si farà al circolo il Fortino lunedì 8 luglio. Sarà un’occasione per parlare di storia, di antifascismo e di attualità politica. Se potete non mancate.