Le notizie sulla ripresa progressiva dei contagi di coronavirus, anche sui ricoveri nelle terapie intensive, necessitano di una forte presa di coscienza da parte di tutti. È quello che chiede il Governo, anche con provvedimenti restrittivi che si prestano a molte discussioni, ma l’intento è quello di far alzare la guardia che nei mesi passati si è abbassata troppo e ha liberato la strada per una nuova ondata dell’epidemia. Ciò che ci dice l’esperienza del periodo estivo è che non bastano le parole o gli appelli a tenere alta la preoccupazione e la prevenzione per i rischi di contagio, ma di fronte ad un’ampia sottovalutazione servono misure concrete, che obbligano a discuterne e quindi a regolare di conseguenza i comportamenti. Poi, ovviamente, si devono fare le verifiche e nel caso le rimodulazione necessarie delle misure decise. È questo il senso dei nuovi provvedimenti varati dal Governo. In tale contesto le polemiche delle minoranze appaiono assai misere e strumentali; e non mi riferisco ai negazionisti che si qualificano da soli, quanto a coloro che chiamano in causa il tema della limitazione delle libertà, come se la tutela della salute pubblica, ovvero di tutta la comunità, non sia un compito e un dovere dello Stato in primo luogo, ma poi anche di ogni singolo cittadino. Per non parlare del ridicolo a cui si è esposto Matteo Salvini che attacca il Governo richiamando la pratica della delazioni nei vecchi regimi comunisti dell’Est quando lui è stato il protagonista della peggiore delazione denigratoria con la famosa chiamata al citofono di Bologna. La mia opinione è che in una fase così difficile, carica di problemi e di incertezze, i rischi di limitazione della democrazia e delle libertà possano invece arrivare proprio da una diffusione incontrollata della paura e della sfiducia, dalla crescita di un vasto senso di insicurezza e dalla sensazione di mancanza di una guida adeguata del Paese, che può far crescere l’idea che ciò che serve è “l’uomo della provvidenza”. Uno che decida per tutti, altro che difesa della propria privacy in casa propria…
E attenzione, in parallelo a questo ragionamento esiste il tema del malessere sociale. Ormai molti dati ci dicono che la pandemia ha prodotto nuove e più profonde diseguaglianze: c’è chi si è impoverito (tanti), chi ancora di più (molti), e chi invece si è arricchito molto (pochi). Come si possa riequilibrare questa situazione non è chiaro. Per farlo ci vuole indubbiamente una svolta, un cambiamento sensibile nelle politiche di sviluppo, a partire dalle scelte su dove indirizzare gli investimenti e dagli orientamenti in materia fiscale, che ancora non si vede, non si percepisce. Si sente invece nell’aria il rischio di un ritorno a vecchie impostazioni, a una idea della ripresa e della crescita fondata sul sostegno alle logiche economiche e finanziarie che hanno governato l’Occidente nei decenni passati. Ma è il capitalismo liberista, fondato sul mercato senza regole e sul consumismo senza limiti, insieme a quello statale russo e cinese, che ci ha portato a questa situazione fatta di enormi diseguaglianze sociali e di pericoli per l’equilibrio ambientale del pianeta. L’enciclica “Fratelli tutti” invita in proposito ad una seria riflessione e, credo, anche alla necessità dell’agire. Un agire rinnovato quanto si vuole; ma un agire capace di muovere e mobilitare coscienze e persone. Ecco perché è importante capire chi e come gestirà le ingenti risorse in arrivo dall’Europa. Ed ecco perché sarebbe utile provare a fare alzare qualche voce in più a sinistra.
Nel dibattito politico di queste ultime ore, dopo le elezioni regionali che hanno, in una certa misura, stabilizzato il Governo respingendo la spallata tentata dalla destra, emergono due temi. Il primo è il confuso confronto che si è aperto nel M5S, costretto nella contraddizione fra essere forza di Governo (e quindi di sistema) e l’essenza di forza antisistema che sta alla base della sua affermazione elettorale del 2018. Il secondo è l’intreccio fra questo tema e quello delle prossime elezioni amministrative della primavera del 2021, in cui saranno chiamati al voto gli elettori delle più importanti città e di molti comuni italiani. Una prova se non decisiva molto rilevante per il futuro della maggioranza e del Governo. Un dibattito non facile è aperto anche nel PD. Tuttavia anche in questo caso penso che si avverta la necessità di una presenza visibile e riconoscibile della sinistra. Credo che dalle esperienze nelle elezioni regionali dell’Emilia Romagna e della Toscana, con le liste “Coraggiosa” e “Sinistra Civica Ecologista”, si possa ricavare una spinta a osare qualcosa di nuovo a sinistra, che non sia di testimonianza minoritaria ma portatrice di un progetto di proposta e di governo per cambiare gli indirizzi dello sviluppo nel senso della sostenibilità. Per la Toscana e le prossime elezioni amministrative Sinistra Civica Ecologista ha deciso di proseguire l’esperienza fatta nelle regionali, dando continuità e organizzazione all’associazione e al simbolo, con il proposito di stimolare e concorrere alla costruzione di soggetto politico capace di dare unità e identità alla sinistra, qui e a livello nazionale.