La scorsa settimana Il Tirreno mi ha chiesto cosa ne penso del Partito Democratico, ora che sono rientrato per sostenere il progetto di cambiamento proposto da Elly Schlein, e ne ha pubblicato il resoconto che trovate nel link a questo Punto. Oltre alle valutazioni sulla politica nazionale ho espresso anche alcune considerazioni sulla situazione locale e sul dibattito attorno alla questione del palazzo dei congressi (che trovate in fondo in allegato).
Negli ultimi giorni è esploso un duro contrasto all’interno del PD pisano con le dimissioni dalla segreteria provinciale di cinque componenti che fanno riferimento alla segretaria Schlein, motivate con la mancanza di un vero governo unitario del partito che ha portato a divisioni e scelte più che discutibili sulle vicende del Parco e delle aziende che gestiscono il ciclo delle acque e dei rifiuti. In realtà non è facile capire la sostanza dei problemi per chi non è dentro le cose. Tuttavia anche questa vicenda mette in evidenza una situazione politica anomala e contraddittoria nel PD. Quella cioè che vede la Schlein guidare il partito sulla base della vittoria alle primarie, prodotta da una diffusa domanda di cambiamento tra gli elettori del PD, mentre nei territori gli organismi dirigenti sono ancora quelli della fase precedente, spesso con maggioranze che hanno votato il candidato alternativo per la segreteria Stefano Bonaccini. Il risultato di questa situazione è quello di una oggettiva diminuzione della capacità d’iniziativa e della chiarezza politica all’esterno del partito, nella società.
Basti pensare alla campagna sul salario minimo sostenuta dalla segretaria del PD, con cui ha rimesso al centro il tema del lavoro e dei lavoratori di fatto abbandonato dai tempi del job act di renziana memoria, mentre una parte del PD si è dedicato a criticare la linea della Schlein come troppo spostata a sinistra. Non è un caso che nell’indagine pubblicata dall’Espresso sul PD emerga un livello di ampio apprezzamento e fiducia per l’azione dei Elly Schlein da un lato e, invece, contemporaneamente la percezione di una nuova possibile scissione nel partito dall’altro. Ciò significa che la frattura del congresso non è stata riassorbita e l’anomalia tra istanze del partito che spingono e chiedono apertura e altre che frenano in nome di vecchi equilibri, rappresenta un problema urgente da affrontare. Si tratta di dare corso alla revisione dello Statuto e dell’organizzazione del partito attraverso un vero processo partecipativo degli iscritti, così come proposto dalla stessa Elly Schlein.
Ma intanto la possibilità concreta di far progredire questo processo, nell’alveo della svolta politica delineata dalla segretaria del PD, è affidata ai congressi locali e alla partecipazione di energie nuove che credono nella opportunità di impegnarsi per rinnovare il PD come partito di sinistra e soggetto centrale dell’alleanza progressista. Di una piattaforma di rinnovamento e di cambiamento abbiamo ampiamente discusso anche alla presentazione del libro di Vannino Chiti intitolato “Dare un’anima alla sinistra”. Nell’occasione molti sono stati i riferimenti alla questione della pace, soprattutto in ordine alla mancanza di una reale volontà di cercare una via per fermare le armi e dare voce al negoziato sul conflitto in Ucraina. Poche sono le voci che si aggiungono a quelle di Papa Francesco per chiedere un cessate il fuoco e l’avvio di una trattativa. Da questo punto di vista l’evanescenza dell’Europa è preoccupante, e anche pregiudizievole per il suo ruolo attuale e futuro. Era difficile, qualche anno fa, immaginare che la parola “guerra” venisse invocata come soluzione dei conflitti. Eppure oggi, purtroppo, sono in molti a sostenerlo. Ma ha ragione Francesco: la guerra è sempre e solo una sconfitta!