Gli altri due impegni a cui ho partecipato sono la presentazione del libro di Vincenzo Tassinari dal titolo "Noi,le coop rosse. Tra supermercati e riforme mancate." e poi la festa per i 25 anni di "Telefono Charlie", nato a Pontedera all'inizio degli anni novanta sviluppando l'esperienza del centro diurno sulle tossicodipendenze. Uno strumento di raccolta e di sfogo del disagio sociale più profondo, finalizzato ad offrire una opportunità di ascolto e di costruzione di un rapporto con i servizi sociali, gestito interamente con il volontariato; con riservatezza e senza strombazzamenti propagandistici. Una esperienza straordinaria, che merita di essere sostenuta pienamente.
Sul piano della situazione politica l'attenzione di questi giorni è rivolta ai ballottaggi e al loro esito, anche se i risultati del 5 giugno offrono già abbondanti motivi per una seria analisi critica. Per il PD in particolare. Tra l'altro i candidati Fassino, Giachetti e Merola, hanno fatto capire che una politicizzazione in chiave nazionale, con la presenza di Renzi, non sarebbe utile e subito dopo Renzi ha dichiarato che non sarà presente alle iniziative del PD per i ballottaggi. Tuttavia il premier non è stato zitto: ha detto che metterà mano al partito e userà il lanciafiamme. Ovviamente la notizia del fatto che si accorga che il partito di cui è segretario non gode di buona salute è positiva. E' bene che se ne occupi, finalmente, magari evitando di provocare o allargare le divisioni come ha fatto fino ad oggi. E discutere del partito, della sua linea politica e del suo rapporto con la società non significa automaticamente chiamare in causa il Governo. Bisognerebbe usare il ragionamento che distingue compiti e responsabilità. Ma non è facile. Ancora in queste ore Renzi ha rilasciato interviste e fatto interventi che intrecciano problemi che attengono a sfere politiche e ruoli diversi fra loro, in cui accumuna le posizioni delle opposizioni con quelle delle minoranze interne nel partito. Comunque vedremo come imposterà la discussione dopo il 19 giugno.
Intanto, però, seguendo il suo discorso di questi giorni alcune domande mi sento di porle, con l'intento di segnalare alcune possibili contraddizioni che non aiutano a rendere più credibili gli argomenti che vengono usati per sostenere la riforma costituzionale. La prima questione è quella che motiva l'esigenza del superamento del bicameralismo paritario (spesso declinato erroneamente in "abolizione del Senato") per rendere più semplice e veloce l'approvazione delle leggi. Cosa vera e auspicata da anni, ma che viene oggi rilanciata con una certa esagerazione tanto da mettere in dubbio i risultati e i successi vantati dallo stesso Governo. Quando Il premier dice che con l'assetto attuale in Parlamento o non si fa niente oppure si possono fare solo inciuci, accende una luce sull'interpretazione sulle cose fatte e dei risultati dichiarati ben diversa da quella che si racconta. Peraltro senza una sola indicazioni un provvedimento che sia stato bloccato o bocciato in Parlamento. Eppure solo qualche mese fa si mettevano in evidenza le cifre di una straordinaria capacità di decisione del Governo e della maggioranza, talvolta anche a scapito di una riflessione più attenta o di qualche mediazione in più. Allora qual'e' la versione giusta ? Le leggi e i provvedimenti approvati sono frutto di inciuci ? Cosa, questa, che farebbe felice Beppe Grillo. Oppure non è vero che, seppure nelle difficoltà, il Parlamento nella sua attuale configurazione non sia in grado di garantire la governabilità e le riforme?
A queste domande, che evidenziano comunque come non sia utile esagerare nel descrivere come impotente e inefficiente l'assetto parlamentare attuale, sembra che Renzi risponda dicendo che con la nuova legge elettorale verrà garantita la stabilità della maggioranza e del Governo. Ma la legge elettorale non è l'oggetto del referendum, non è nella riforma costituzionale e semmai appesantisce una serie di perplessità in ordine al tema dei bilanciamenti istituzionali. Su di essa, tra l'altro, grava anche l'attesa valutazione della Corte Costituzionale. Per ciò che penso io credo che un approccio giusto al referendum abbia bisogno di una impostazione più aperta e ragionevole, cercando di stare al merito dell'impianto normativo approvato e magari approfondendo di più la questione degli effetti possibili.
Tuttavia guardando alla graduatoria sulla durata dei governi in Italia dalla Repubblica in poi, si constata che il Governo Renzi ha scalato le posizioni ed è oggi al sesto posto e tre una settimana sarà al quinto. Siamo a 840 giorni, che non sono pochi in confronto con i 542 giorni della durata del Governo D'Alema e dei 292 di quello guidato da Enrico Letta. È già un bel periodo per fare delle valutazioni. Forse è per questo che si comincia ad avvertire una certa percezione del divario fra le cose che si dicono e si annunciano sul piano politico e mediatico e la realtà delle cose sul piano della crisi economica e sociale.
Ma adesso è il momento di concentrarsi sul l'appuntamento di domenica, a Foggia, che può aprire le porte della serie B al Pisa. L'attesa è grande, come la speranza. La pressione sulla squadra nerazzurra sarà enorme, nonostante il fallimento dei tentativi intimidatori attuati in terra foggiana lunedì scorso, ma il temperamento di Gattuso è una garanzia per i nostri ragazzi. Allora : forza Pisa !