Partecipando alla manifestazione della Cgil a Roma mi sono chiesto quanta di questa gente, che sotto un caldo estenuante sfila contro i voucher e lo scippo del referendum, è disponibile a pensare che il PD sia ancora un riferimento credibile per chi aspira a politiche di cambiamento e di giustizia sociale. Credo assai pochi. Mentre in molti si domandano, e ci domandano, se oggi sta ripartendo qualcosa di serio e di nuovo a sinistra. Non tanto sulle strategie politiche, sulle formule, sulle sigle o sui “federatori” di cui tanto si parla sui giornali e sui media televisivi, quanto sui contenuti, su quali politiche per il lavoro, per la scuola, per i servizi pubblici, per la sanità, e così via. Allora capisci che la parola “centrosinistra”, vecchio o nuovo che sia, nonscalda più nessuno. Del resto in molti pensavano che quella idea di alleanza o di coalizione fosse di fatto assorbita dalla nascita del PD. E anche Renzi si è mosso su quel piano, sviluppando l’idea dell’autosufficienza del PD come asse centrista del sistema politica italiano. Per farlo ha snaturato e stravolto il progetto originario del PD. Trovare adesso una qualche credibile sintonia tra il PD e la sinistra sul terreno dei contenuti, e purtroppo anche su quello dei valori, non è affatto facile. Per questo, oggi, fra quei militanti, lavoratori, pensionati e giovani, il tema delle alleanze o del “centrosinistra”, messo tra le prime notizie dei giornali con le foto e le dichiarazioni di Prodi, non trova attenzione, né tantomeno entusiasmo. Da un certo punto di vista ha ragione Renzi quando dice che il nodo di fondo sono le scelte programmatiche e non le coalizioni, e lui ribadisce che per il PD il Job Act, la buona scuola, le riforme avviate dal suo governo, sono il corpo centrale della proposta politica che intende sottoporre agli italiani alle prossime elezioni politiche. Del resto è la piattaforma politica con cui ha stravinto il suo congresso. Ecco, com’è possibile immaginare un confronto con il PD, o anche le primarie, se la base del ragionamento è questa? Come è possibile immaginare che gli elettori di sinistra, quella grande parte che negli ultimi anni si è allontanata, rifugiandosi nell’astensione o, talvolta, nel voto ai Cinque Stelle, ed è tornata a votare no il 4 dicembre, possa ritrovare una minima motivazione se l’ipotesi è quella di cercare un accordo con Renzi ? L’unica possibilità di rimotivare questa non piccola parte del popolo di sinistra sta nel proporre una chiara linea di cambiamento sul piano economico e sociale, nettamente alternativa alle politiche fatte negli ultimi anni. L’appuntamento del primo luglio a Roma, promosso da Pisapia, è una tappa importante se sa rispondere a questa esigenza, altrimenti, se è chiacchiera politicista, serve a poco.
Nei prossimi giorni Papa Francesco salirà a Barbiana, a rendere omaggio al priore, Don Lorenzo Milani, a cinquant’anni dalla sua morte. Lunedì scorso abbiamo parlato di lui a Pisa, in occasione della presentazione del bel libro di Mario Lancisi intitolato “Processo all’obbedienza”. Don Milani fu accusato e processato per la sua posizione sulla obiezione di coscienza al servizio militare. Nella sua “lettera ai giudici”, che rese pubblica al momento del processo, e che merita di essere letta e riletta, parlò del fatto che non esistevano più, dopo l’atomica, le guerre difensive e che questa era anche la chiave per leggere la nostra Costituzione che parla di ripudio della guerra. Ecco, proprio in questi giorni l’Onu ha avviato il negoziato per elaborare e approvare un trattato di messa al bando delle armi nucleari. È singolare che essta un trattato per la messa al bando delle armi chimiche e batteriologiche e non ve ne sia uno per quelle nucleari. Sappiamo che Usa e Russia sono contrarie e stanno condizionando i governi di molti Paesi, compreso il nostroP, per impedire l’adesione al trattato. Nessuno o pochissimi ne parlano. Per questo come Articolo UNO abbiamo deciso di organizzare un incontro per lunedì 3 luglio con alcuni protagonisti delle associazioni che si battono da tempo per il disarmo nucleare. Sperando in questo modo, attraverso la sensibilizzazione, di spingere il nostro Governo ad avere un po’ di coraggio.