Nel congresso del Pd e avvertiamo il rischio che il confronto politico lasci ben presto la strada alla "conta", quando invece avremmo bisogno di un di più di riflessione anche al di là dei contenuti delle mozioni congressuali. Mi riferisco in primo luogo all'analisi del voto, soprattutto quello amministrativo. Se non ci si interroga sui risultati negativi, se non si cerca di capire le motivazioni e le tendenze, ci si priva di un lavoro essenziale per dare concretezza ed efficacia all'azione politica, anche in vista delle prossime elezioni regionali. Forse la prima domanda che ci dovremmo fare è quella sulle ragioni che hanno portato all'astensione quasi tre milioni di nostri elettori e di cosa fare per recuperarli. Ragionare su questi quesiti ci può aiutare di più che non astratte discussioni sul vecchio e sul nuovo. Ebbene le elezioni amministrative ci hanno consegnato non solo un rilevante spostamento nel governo di molti comuni e province a vantaggio del centrodestra, che contavamo di contenere grazie alla tradizionale capacità del centrosinistra di mettere a frutto la propria credibilità amministrativa sul piano locale. Tra l'altro, con l'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti, proprio il centrosinistra ha saputo trarre i maggiori vantaggi dimostrando una incisiva capacità di scelta dei candidati e massimizzando il loro valore personale anche sul piano della conquista elettorale. Invece nelle elezioni del giugno scorso questo dato viene messo in discussione. Ha pesato indubbiamente un appannamento della nostra riconosciuta capacità di governo negli enti territoriali. E noi non siamo riusciti a far passare un messaggio di segno nazionale sull'esigenza di rilanciare il ruolo e la funzione delle autonomie locali. Dai risultati elettorali emerge una nostra seria difficoltà a misurarsi con l'avanzare di una domanda di "regionalizzazione" e di "territorializzazione" che è presente nel Paese. Si poteva immaginare di dare una risposta attraverso le primarie. Ma così non è stato. Infatti nei 38 casi, fra comuni capoluogo e province, dove si sono selezionati i candidati con le primarie l'esito è stato positivo solo per la metà e comunque non hanno prodotto una spinta trainante al di fuori del nostro elettorato. In generale il valore aggiunto portato dai candidati si è ridotto drasticamente rispetto alle alle elezioni di cinque anni fa. Allora è necessario rimettere al centro della nostra iniziativa politica anche il tema del governo locale, del valore delle autonomie. E bisogna farlo nell'interesse del Paese che non può uscire dalla crisi senza adeguate politiche territoriali. Ecco che parlare del radicamento territoriale forte e diffuso al Pd diventa un obbiettivo importante anche al fine di rilanciare la nostra capacità di stare in sintonia con i cittadini che vogliamo e dobbiamo rappresentare.
Paolo Fontanelli
Responsabile nazionale enti locali PD