Con il periodo pasquale non sono arrivate buone notizie sul fronte delle guerre in corso. Anzi, vi è un evidente tentativo di allargare i conflitti. E’ ciò che sembra cercare soprattutto Netanyahu come condizione per rimanere il più a lungo possibile alla guida di Israele. Questo è reso praticabile dalla giustificazione iniziale, condivisa dall’Occidente, di avviare una guerra in risposta alla grave e inaccettabile aggressione di Hamas del 7 ottobre. Le grida di dolore di oggi, a seguito del massacro di civili, donne e bambini, delle condizioni disumane a cui è sottoposto il popolo palestinese, e delle uccisioni di di volontari e giornalisti scambiati per miliziani di Hamas, appaiono tardive e cariche di ipocrisia. In questo contesto, che meriterebbe una grande mobilitazione pacifista a livello internazionale, in Italia fanno scandalo prese di posizione critiche verso Israele assunte in alcune Università. Anziché prendere al balzo l’opportunità di una sensibilità indirizzata al cessate il fuoco e alla ricerca di una soluzione pacifica si alimenta un clima giustificazionistico verso l’orrore della guerra. Avviene così anche per ciò che riguarda la guerra in Ucraina: se parli di pace e di negoziato diventi filo-Putin, così come coloro che chiedono il cessate il fuoco a Gaza vengono bollati di antisemitismo. C’è in tutto questo dibattito un esercizio di semplificazione assai nocivo, che amplifica spesso radicalizzazioni inutili e dannose, se non miserevoli, come quelle propugnate dalla destra.
Purtroppo anche tra le forze progressiste e di sinistra si scontano posizioni di fatto subalterne alla politica estera degli Stati Uniti, allo stesso modo in cui lo è quella dell’Europa, peraltro priva di una sua reale consistenza. L’unico argomento di cui si parla sono le armi e le spese militari come se la grande preoccupazione per il rischio nucleare, che ha consigliato la pace nella seconda parte del secolo scorso, non esista più. In tal senso la discussione che vediamo nel PD, sull’idea di tenere ferma la posizione dell’invio delle armi a Kiev e nel contempo di escludere candidature in odore di pacifismo, appare non solo poco comprensibile ma anche autolesionista. Siamo ormai in clima di elezioni europee e molto viene valutato e definito in ragione di sondaggi e indagini di opinione. Al di là delle previsioni sul voto ai partiti, che sembrano oscillare di poco rispetto alle elezioni politiche del 2022, con un PD che sta più o meno sul 20%, se guardiamo con attenzione alle indagini sugli umori degli italiani vediamo che c’è una grande maggioranza che respinge l’idea di un nostro coinvolgimento nei teatri di guerra, anche attraverso l’invio delle armi.
Inoltre, sul piano degli orientamenti di voto, la lunga serie di mesi e mesi di sondaggi dice che l’area potenziale di conquista di consensi per il PD non è verso il centro, verso il voto moderato, ma soprattutto verso l’area dell’astensione, del recupero dei delusi, che scelgono di non votare, magari dopo aver votato nel 2018 o nel 2022 per il M5S. Non è un caso che Conte, capo di un partito che negli anni ha raccolto di tutto, punti a recuperare consensi proprio a sinistra. Se queste considerazioni sono fondate acquista ancora più senso e valore l’idea di puntare sul rinnovamento del PD indicato dal progetto di svolta e di cambiamento proposto da Elly Schlein alle primarie che l’hanno eletta alla guida del PD. Ma quel progetto finora ha camminato poco, incontrando sul territorio posizioni di resistenza conservativa che hanno indebolito gran parte dell’effetto novità che si era manifestato nella partecipazione alle primarie. Capisco che si tratta di una discussione difficile in un contesto elettorale, ma sono convinto che se non riparte l’effetto innovativo, con la speranza di un vero cambiamento, molti elettori staranno a casa e il risultato sarà negativo per tutti.
Chiudo questo post invitando tutte e tutti a partecipare a due importanti iniziative che avvengono nella nostra città le cui locandine sono linkate e allegate. La prima per lunedì 8 aprile, promossa dall’Università, con un incontro sul tema dei giovani e la passione politica con la partecipazione di Pierluigi Bersani; e la seconda per giovedì 11 aprile, promossa dalla libreria Ghibellina, con la presentazione del libro di Roberto Speranza “Perché guariremo”. Un libro che ci parla soprattutto dell’esigenza attuale di salvaguardare il sistema sanitario pubblico.