Le parole pronunciate dal Presidente Mattarella per condannare l’uso dei manganelli verso gli studenti, com’è avvenuto a Pisa venerdì scorso, sono molto chiare e cariche anche di un valore educativo e civile che richiama l’esigenza di dialogare con i ragazzi contro ogni tentazione di reprimere il dissenso. Sono parole che rendono più esplicito l’appello da lui stesso lanciato poche ora prima sui rischi di un clima politico nel Paese sempre più caratterizzato dall’intolleranza e dall’offesa per l’avversario. Un clima che, grazie soprattutto alla destra, raccoglie quanto è stato seminato in termini di odio e di menzogne a partire dalla vicenda del Covid. Basta dare un’occhiata ai giornali della destra, ogni giorno, per avere un’idea del linguaggio e dell’arroganza di chi oggi è al Governo del Paese. Ecco, la gravità dei fatti di Pisa è ancora più preoccupante se vista in questo clima e, purtroppo, piene confermata dalle posizioni degli esponenti della Lega e di FdI che cercano, negando l’evidenza, di trasformare un piccolo corteo di ragazzini in un attacco alle forze dell’ordine. Non è quindi fuori luogo quanto sostiene Gustavo Zagrebelski nell’intervista a Repubblica intitolata “Così iniziano i regimi. Con il premierato sarà anche peggio”. Ma ciò deve interrogare anche le forze progressiste e ogni cittadino elettore democratico.
Se viviamo adesso queste preoccupazioni è anche perché ci sono state sottovalutazioni e si è aperta la strada al disimpegno e al distacco dalla politica: “in fondo sono tutti uguali”. Il risultato è la crescita dell’astensionismo che ha colpito soprattutto le forze progressiste e di sinistra. Ovviamente si è arrivati a questo punto anche per gli errori della sinistra, che ha inseguito un disegno di governo fondato più sulla gestione del potere che non sul cambiamento sociale e, per questo, subalterno a una politica neocentrista, tra l’altro incardinata su una pratica sempre più spinta alla personalizzazione della politica. Una riflessione seria sull’ultimo decennio del PD, per esempio, sarebbe molto utile in proposito, per capire come mai si sono persi credibilità e milioni di voti in così poco tempo. Ma il tema della riflessione critica trova assai poca attenzione in questa fase. Eppure ciò servirebbe anche a inquadrare meglio problemi e questioni che restano sospesi a mezz’aria e contribuiscono ad alimentare confusione e divisioni. Penso al tema del terzo mandato per i Sindaci e i Presidenti di Regione, che viene affrontato in un’ottica riduttiva e fuorviante. Infatti nessuno si ricorda più che il limite dei due mandati fu introdotto nella legge come fattore di riequilibrio di fronte alla introduzione della elezione diretta dei sindaci, perché era evidente che attraverso l’elezione diretta si modificava sia il peso del rapporto fra il Sindaco e il Consiglio Comunale e sia il rapporto fra il Sindaco e i cittadini. Infatti con gli anni abbiamo constatato una diminuzione di fatto del ruolo dei Consigli come sedi di confronto e di controllo.
Anche da qui è venuto un contributo molto forte alla personalizzazione della politica, favorito anche dai nuovi processi di comunicazione che hanno messo al centro non le idee ma la cosiddetta visibilità. Com’è possibile allora discutere del terzo mandato senza prendere in considerazione questi aspetti che hanno un impatto non secondario sulla democrazia rappresentativa? Capita, ogni tanto, quando qualcuno si cimenta con il problema della partecipazione democratica e del ruolo dei partiti, di sentire giuste osservazioni sul problema di rilanciare le forme associative della politica a partire, appunto, dai partiti. Allora tutti pronti a richiamare l’articolo 49 della Costituzione e a chiederne l’attuazione per rendere la politica più trasparente e vicina ai cittadini, evitando però di essere conseguenti sul piano dell’agire concreto. Non ci vuole molto a capire che le ipotesi che rafforzano il ruolo e la funzione personale, individuale, nella politica non vanno molto d’accordo con l’idea della responsabilità collettiva e quasi sempre si basano sulla delega totale. Per questo penso che una discussione seria sul terzo mandato non può essere fatta sulla scia delle iniziative nefaste e strumentali della Lega di Salvini ma va affrontata nel quadro di un ragionamento sulla tenuta e il rilancio della democrazia rappresentativa.
Tuttavia adesso l’obiettivo più importante e urgente dovrebbe essere quello di provare, partendo dall’allarme generato da una destra che vuole cambiare in senso neo autoritario la democrazia italiana, a risvegliare e mobilitare i tanti cittadini e elettori di centrosinistra che in questi anni hanno scelto di stare a guardare. Credo che con questo proposito sia necessario agire per trovare anche un dialogo con i giovani, con gli studenti innanzitutto, provando a ragionare sul significato che hanno verso di loro decisioni come quella di reprimere il diritto a manifestare e a esprimere il loro dissenso in forma collettiva.