Come esponente di Articolo Uno partecipa alla costituente del Pd verso primarie e congresso: con quale spirito, da ex Pd e con quali obiettivi?
Lo spirito con cui Articolo Uno ha aderito alla costituente è quello di un confronto politico per cambiare un Pd in crisi, come dimostrano le recenti elezioni politiche, e per aprire la strada ad una nuova stagione della sinistra italiana, nel quadro di un progetto di aggregazione dei progressisti.
Ma dove sta, secondo lei, il nodo principale?
Il problema del Pd è quello di ricostruire una identità capace di recuperare credibilità verso il mondo del lavoro e gli strati popolari che si sono sentiti abbandonati nell’ultimo decennio, e che in gran parte si sono rifugiati nella delusione e nell’astensione dal voto e dalla partecipazione. Per farlo è necessaria una visibile e chiara svolta politica e culturale, con una leadership in grado di attrarre energie nuove. Vedremo se ciò sarà possibile.
Tra le proposte in campo quale le sembra la più interessante ?
Per ora si parla solo di candidature e questo non promette bene. Il nodo da sciogliere innanzitutto sono i contenuti, i valori, i temi su cui ridefinire il progetto del Pd. Io metterei al primo posto la lotta alle diseguaglianze e al cambiamento climatico, perché è su questo piano che si gioca il futuro dell’equilibrio sociale e ambientale del Paese e del pianeta. E qui ci vuole un salto di visione e di sensibilità, capace di mobilitare anche le giovani generazioni. Del resto in molti nel Pd hanno sostenuto che “il male del partito” va individuato nella vocazione al governismo. Allora non è difficile immaginare che tipo di proposta sia necessaria per uscire dalle secche e rilanciare il Pd. Mi pare che le idee più fresche e adeguate siano quelle prospettate da Elly Schlein. Se invece, come sta facendo qualcuno, si antepone a tutto il tema dell’unità del partito significa che si vuole andare avanti come adesso, senza un vero chiarimento e con una politica fatta di tatticismi, quasi sempre a ruota delle forze centriste.
Come può e potrebbe tutto questo intersecarsi con la campagna elettorale per le comunali a Pisa?
Anche se i tempi di queste scadenze sono diversi -il congresso deve concludersi a febbraio e le elezioni saranno in primavera- bisogna evitare una sovrapposizione di iniziative e di discussione fra i due momenti. Sulla vicenda del Comune il centrosinistra ha lavorato negli ultimi mesi per trovare una base condivisa, sia sul piano programmatico che sulla individuazione di una candidatura, da proporre alla città. Credo con risultati positivi, all’altezza della sfida con la destra che gestisce il Comune. Pisa deve avere ambizioni più grandi della semplice manutenzione della città. Per essere una città europea non basta vivacchiare, ma deve puntare sulla qualità dei grandi servizi di formazione e di ricerca, sul sistema sanitario e su una proposta innovativa sul piano dell’offerta culturale per un turismo qualitativamente diverso. Il progetto dell’architetto Chipperfield (autore della ristrutturazione del sistema museale di Berlino) sul recupero dell’area del Santa Chiara indicava una visione nuova sui percorsi turistici e culturali, compresa l’idea dello sviluppo di spazi pedonali e ciclabili in armonia con la vivibilità e la qualità urbana. Invece questa amministrazione ha scelto di aumentare la pressione delle auto verso la zona di Piazza dei Miracoli aumentando le aree di sosta. Esattamente il contrario del proposito “Pisa: non solo Torre”. Anche sul piano dei grandi servizi la percezione è quella di una diminuzione della capacità di attrazione della nostra città.
Cosa pensa della candidatura di Martinelli?
Un’ottima candidatura, con un profilo civico, autonomo e non legato ad una singola forza politica. Una persona giovane, competente sui problemi sociali e del lavoro che sono le emergenze di questa fase, motivata e attenta verso l’esigenza di costruire spazi di partecipazione per i cittadini. Sono contento che la coalizione di centrosinistra sia arrivata a questa proposta. Pisa ha bisogno insieme di novità, di dinamismo e di persone capaci di tuffarsi nelle emergenze sociali. Credo che sia la persona giusta.
Cosa pensa rispetto alle ipotesi di alleanze e convergenze con M5S e Terzo Polo?
Più sono ampie le alleanze del centrosinistra meglio è. L’intesa raggiunta fra Pd, Sinistra Civica Ecologista, Sinistra Italiana, Verdi e Più Europa dà vita ad una coalizione solida, che ovviamente è aperta a nuovi contributi. Con il M5S un confronto positivo era avviato da mesi, ma poi per le vicende nazionali si è raffreddato. Spero che possa essere ripreso nelle prossime settimane. Il Terzo Polo, al contrario di Più Europa, si è posto in modo pregiudiziale verso l’apertura di un confronto e ha dichiarato di andare per conto proprio. Del resto mi pare evidente lo spostamento sempre più a destra di Italia Viva a livello nazionale. Non so cosa faccia Azione sul piano locale, se ha una sua autonomia oppure aspetta indicazioni da Calenda.
Paolo Malacarne, che fa parte come lei di Sinistra Civica Ecologista, ha proposto alle forze di sinistra pisane di fare una lista unica sul modello San Giuliano: cosa ne pensa?
Si tratta di una idea pienamente condivisibile. Certamente comporta una discussione e una verifica non facile sugli indirizzi programmatici, ma se l’obiettivo è quello di battere la destra vale la pena di provarci.