La decisione di prolungare fino a dopo Pasqua la “quarantena generale” presa ieri dal Governo era nel conto, per non dire certa e scontata di fronte al rischio di vanificare i risultati prodotti dall’azione del “distanziamento sociale” attuata nelle ultime settimane. Devo confessare che non mi sono appassionato alle discussioni quotidiane promosse dal sistema mediatico e sulla rete attorno alla gestione di questa difficile fase della vita del nostro Paese, e ancora meno alle polemiche e alla propaganda costantemente proposte dagli attori politici, sia di opposizione che di maggioranza. Anzi, mano mano che passano i giorni mi sembra di provare una crescente allergia di insofferenza verso ogni forma di protagonismo che si manifesta nella discussione sulle misure e sul modo di affrontare la pandemia del Covid-19. La gravità della situazione dovrebbe consigliare a tutti più cautela e più propensione alla collaborazione e alla responsabilità. Cosa che stanno facendo la stragrande maggioranza degli italiani rispettando le regole e l’idea che insieme ai diritti ci sono i doveri, mentre dal grande circo della comunicazione arrivano in continuazione messaggi che istigano al litigio permanente.
In questo brillano i protagonismi personali di diversi personaggi della politica, dell’informazione e dello spettacolo; ma anche, in una scala diversa e più ridotta, molti interventi che vengono veicolati in rete, su Facebook o WatshApp. Ma per quanto mi riguarda la scelta è quella di rifugiarsi quasi del tutto nei libri, nella musica e nei film, lasciando lo spazio dell’informazione ai Tg e alla rassegna stampa mattutina. In tale contesto non ho apprezzato la scelta del Presidente del Consiglio Conte di fare la conferenza stampa in diretta, praticamente sui Tg di ieri sera, nel giorno in cui il Parlamento si riprendeva un ruolo importante proprio con le comunicazioni del Governo, peraltro dettagliate e indicative anche sul prolungamento del “lockdown”. Con questa scelta si è dato un messaggio distorto sul piano istituzionale, che privilegia un approccio leaderistico e personalizzato nel rapporto tra istituzioni e cittadini. Forse può far piacere, è comprensibile, la crescita di risentimento bilioso e di invidia che ciò produce nella testa di Salvini o di Renzi, e forse anche di Di Maio, ma non va bene. Il Governo sta affrontando una situazione del tutto imprevista, in Italia e nel Mondo, in modo serio ed efficace, certamente anche con limiti ed errori che sono nel conto in un contesto di tale gravità ed estensione. È evidente che guardando avanti, alla fase di uscita dall’emergenza, prevalgano tutt’ora molti elementi di incertezza.
Molti fattori sono ancora da verificare, sia sul piano della tutela della salute che sul piano delle caratteristiche da imprimere alla ripresa dello sviluppo economico, ferma restando l’esigenza di dare una adeguata protezione alle persone e alle famiglie più in difficoltà. Fondamentale sarà la disponibilità dei Paesi Europei nel fare o meno l’unica scelta che motiva il progetto dell’Unione e dell’Integrazione europea, che è quella della solidarietà e dell’impegno comune. Per questo è importante che nell’atteggiamento del Governo non venga mai meno il riferimento coerente ai valori e all’impianto della Costituzione e dell’articolazione della nostra democrazia parlamentare come condizioni essenziali per la coesione e l’unità del Paese.
Comunque nell’attesa, fra una lettura e l’altra, ci scappa anche un po’ di tempo per riguardare e mettere a posto cose da tempo depositate in cassetti e cartelle nei pressi della scrivania. Sono tante e, molte, richiamano la memoria personale e collettiva di tanti episodi vissuti. Tra queste anche molte foto, come quelle del comizio di Enrico Berlinguer al Giardino Scotto del 1975 (nella galleria in basso), per la campagna elettorale delle elezioni amministrative. Rivederle è un’emozione che condivido volentieri con voi.