Coronavirus: forse, speriamo, dopo la psicosi dei giorni scorsi si comincia a ragionare. Ieri il politologo Piero Ignazi ricordava, di fronte alle scene di panico da scorte viste nei supermercati, che “siamo sempre il Paese del melodramma”, e su questa cultura sguazzano i cantori della paura. Nelle ultime ore sembra che stia passando non la preoccupazione per il rischio di allargamento del contagio ma l’allarme sul livello di gravità e di mortalità della malattia. Io non sono in grado di giudicare ma mi sembra un passo avanti. Tuttavia i danni prodotti dall’allarmismo di chi invocava la chiusura dei confini sono notevoli, sul piano dell’economia del Paese e di quello della credibilità dell’Italia. Ora sono altri, amici degli invocatori di cui sopra, che vogliono chiudere le frontiere agli italiani, come Mariane Le Pen o la destra israeliana, e ci trattando da “untori”. Ma i “nostri” populisti non demordono addirittura, tanto per sdrammatizzare la situazione, propongono un governo di unità nazionale o di salute pubblica, con tutti dentro meno il premier Giuseppe Conte. Pare che a lavorare alacremente a questa idea inciucista siano i due Mattei, Salvini e Renzi, entrambi alla ricerca di uno spazio tattico quotidiano su cui indirizzare il proprio ego. Anche se Renzi, visto lo scarso entusiasmo per questa ipotesi sta cercando di prendere tempo.
Ma questa “sintonia” tra i due pare ormai consolidata e si intravede in più di un passaggio delle loro scelte politiche. Si dice che anche sulle candidature che riguardano la futura Presidenza della Regione Toscana ci sia stata una sorta di convergenza di interesse reciproco a non darsi troppa noia. Chissà… Ma in questo contesto ciò che appare ancora velato da una certa ambiguità è l’atteggiamento del PD toscano, nel senso delle scelte assunte a livello regionale. Non sto qui a ricordare i passaggi che hanno ostacolato la possibilità di costruire una coalizione di centro-sinistra unita e coesa, a partire dalla ricerca di un candidato condiviso o dalla possibilità, negata, di un confronto reale attraverso le primarie, ma anche comportamenti più recenti trasudano opacità e incoerenze che fanno pensare. Un esempio? A Viareggio il PD partecipa ad una coalizione di centro-sinistra per le elezioni comunali con un candidato nuovo, diverso dal Sindaco attuale che si ricandida con una serie di liste civiche e, probabilmente, sostenuto da pezzi del PD e di Italia viva. Che significato ha l’incontro a Viareggio di alcune personalità importanti degli ex renziani rimasti nel PD, come il capogruppo al Senato Marcucci e alcuni consiglieri regionali, proprio con il Sindaco uscente? Ovviamente non mi interessa entrare nella specifica situazione viareggina ma credo sia importante, in questa e in altre vicende, segnalare e chiedere quale sia il grado di affidabilità di tanti esponenti marcatamente legati negli anni scorsi a Renzi e che ora anziché seguirlo in Iv hanno deciso di rimanere nel PD. Non tanto per entrare nelle vicende interne del PD ma in quanto sia rilevante in rapporto alla chiarezza e alla tenuta delle coalizioni di centro-sinistra. Spetta innanzitutto alla segreteria regionale del PD toscano diradare e eliminare questi dubbi, che hanno una certa diffusione.
Un’ultima considerazione sulla questione del nuovo aeroporto a Peretola e sulla sentenza del Consiglio di Stato. Le reazioni dei sostenitori della nuova pista a tutti i costi era scontata, l’avevo già scritto. Addirittura Renzi è arrivato a invocare un commissario straordinario per saltare e aggirare ogni regola, confermando il metodo, usato da tutti i filo pista, di ignorare il merito delle motivazioni del Consiglio di Stato che parla di serie problematiche di tutela ambientale e di sicurezza. Ma credo, tuttavia, che chi nell’amministrazione pubblica dovrà prendersi delle responsabilità alla fine non potrà ignorare la portata dei problemi emersi con la valutazione d’impatto ambientale. Anche la società Toscana Aeroporti fa finta di non vedere il merito delle osservazioni e la butta sul campanilismo, evitando di dire perché, sulla base di quali motivazioni, gli investimenti sul potenziamento del Galilei, progettati, programmati e annunciati in pompa magna nel 2017, non partono. E’ normale sospettare che le risorse finanziare necessarie, prodotte dallo scalo pisano e disponibili da tempo, vengano utilizzate per finalità diverse da quelle previste. Ciò vuole dire che con le risorse destinate a Pisa si coprono esigenze di un’altro territorio Altrimenti come interpretare le dichiarazioni dei manager di Toscana Aeroporti che insistono sul concetto che “Pisa e Firenze devono crescere insieme”?