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Scusate la lunghezza…

27 agosto 2022

Un po' di considerazioni sul perché darò il mio sostegno alla lista e ai candidati di Italia democratica e progressista in alleanza con il PD

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Pochi giorni fa ho scritto questo post sulla mia pagina Facebook: “Il valzer delle candidature è terminato. Ora inizia una campagna elettorale fortemente condizionata da una legge pessima, che stravolge la rappresentanza perché può dare due terzi dei seggi parlamentare ad una maggioranza che non raggiunge il 50% dei consensi. Peraltro con un sistema che assegna ai capi partito il totale potere di decidere sulle candidature e con meccanismi che rendono ipotetica e falsa la competizione nei collegi uninominali, perché i candidati sono strettamente collegati allo schieramento politico senza possibilità di voto differenziato e in collegi così grandi da rendere molto improbabile la possibilità di farsi conoscere. Quindi la scelta del voto sarà quasi esclusivamente determinata dal confronto politico e mediatico a livello nazionale. E forse è proprio per questo che nella stragrande maggioranza dei casi il livello delle candidature appare come il risultato di logiche di potere assai ristrette e non si intravedono segnali apprezzabili di novità e di rinnovamento, capaci di mandare qualche messaggio sul piano del recupero della credibilità del sistema politico. Un quadro, nel complesso, che può incoraggiare e dare spazio alla disaffezione elettorale e alla scelta del “non voto”. Fatte queste considerazioni mi viene da dire che in realtà nessuno, soprattutto fra coloro che sentono il pericolo di un arretramento sul piano democratico e costituzionale, ha provato a forzare i difetti della normativa elettorale con proposte attraenti e convincenti. Di certo novità non potevano venire da una destra che sente di poter vincere e che per l’occasione ha rispolverato i “vecchi arnesi” della peggiore politica italiana, da Berlusconi a Tremonti, mentre nello schieramento di centro sinistra, seppure diviso e frammentato, qualcosa di più poteva essere fatto. Forse mi sbaglio, anzi spero proprio di sbagliarmi, ma ho l’impressione che nell’elettorato di sinistra ci sia un notevole smarrimento che prelude ad una grande dispersione, e che di questo assai pochi ne hanno contezza e se ne preoccupano”.

Ecco, adesso, alla luce di tanti commenti che ho ascoltato in ambienti diversi, mi sembra si possa dire che questa preoccupazione sia ignorata o sottovalutata. La tentazione astensionista pare in crescita, così come molti elettori di sinistra si stanno orientando a votare per il M5S di Conte in quanto considerato vittima della “rottura” voluta da Letta dopo il voto di sfiducia al Governo e nello stesso tempo ritenuto più affidabile del PD sui temi sociali. Ovviamente io non intendo demonizzare nessuna posizione e rispetto le scelte di ciascuno. Tuttavia bisogna notare che, in una fase come questa, le scelte devono comunque farei conti con il rischio di una vittoria schiacciante in termini di seggi a favore della destra. Rischio che passa in gran parte dalla attribuzione dei collegi uninominali, dove la vittoria va al candidato della coalizione che ha preso un voto più degli altri. Ma riguarda anche la portata e il peso dell’astensionismo sul voto alle liste nel proporzionale.

Certamente la valutazione di questo rischio sul piano politico può essere diversa e il problema principale può essere invece identificato nel limite di una mancanza di proposte alternative da parte della sinistra, magari dando per acquisita la vittoria della destra. Anch’io sono tra coloro che pensano che la sinistra abbia fatto molti errori negli ultimi decenni, nelle politiche decise dai gruppi dirigenti ma anche nella fragilità culturale del suo popolo. In particolare considero nefasta la subalternità alle idee del partito leggero e della personalizzazione della politica, che affidava e affida al leader il compito esclusivo di rappresentare il profilo e l’identità di una forza di sinistra. Io sono uscito dal PD nel 2017 quando, con Renzi largamente sostenuto al comando del partito, non solo sono state operate forzature per l’approvazione di leggi fondamentali, come l’attuale legge elettorale, ma era diventato impossibile e apertamente osteggiato qualsiasi tipo di confronto all’interno degli organi dirigenti e parlamentari.

Poi ho aderito, insieme a Bersani, ad ArticoloUno e ho provato a dare il mio contributo al progetto di Liberi e Uguali nelle elezioni del 2018, che muoveva dal proposito di costruire un nuovo soggetto unitario a sinistra, con forti contenuti ambientali e di giustizia sociale. Ma purtroppo, gli istinti divisivi insieme ad approcci politici differenti hanno determinato un processo di ulteriore frammentazione nella sinistra; anche se, per quanto mi riguarda, io non ho cessato di pensare che qualcosa di nuovo sia necessario a sinistra, capace di unire e di proporre una alternativa credibile per il Paese. È con questo spirito che mi sto dando da fare per consolidare nel nostro territorio l’esperienza dell’associazione Sinistra Civica Ecologista, soprattutto in vista delle prossime elezioni comunali a Pisa. Però il tema della aggregazione unitaria nell’area della sinistra e nel campo democratico e progressista si è nuovamente imposto all’attenzione in questi ultimi anni come possibile soluzione per portare l’Italia fuori dalle situazioni di emergenza che hanno prodotto anomali Governi di convergenza nazionale, seppure suggeriti dal Presedente della Repubblica.

In tale prospettiva si erano mossi sia Letta che Bersani e Conte, tanto che al congresso di ArticoloUno Roberto Speranza ha proposto un percorso di confronto con il PD finalizzato a verificare la possibilità di concretizzare processi riaggregativi su contenuti coerenti con le idee e le proposte delle forze del socialismo europeo. L’attuale scelta di presentare alle elezioni politiche del 25 settembre un patto di alleanza fra il PD e alcune esperienze democratiche e progressiste con una caratterizzazione di sinistra e ambientalista, come ArticoloUno, Demos, l’associazione di Elly Schlein, socialisti, è un passo importante in quella direzione, per evitare ulteriori dispersioni, ma è indubbio che nelle posizioni del PD permangono notevoli ambiguità sul piano politico, così come contraddizioni non facili da spiegare riferite alla precipitosa rottura con il M5S, data la dichiarata convergenza sull’idea del “campo largo” e anche la prevedibile collaborazione che si imporrà dopo le elezioni. È evidente che comunque dopo le elezioni si porrà l’esigenza di un confronto chiaro e aperto sulle prospettive, italiane e internazionali. L’esigenza di una vera battaglia politica, come dicevamo una volta. Io continuo a pensare che per cambiare le cose ci sia bisogno di più sinistra e assai meno delle pulsioni centriste che albergano in una parte consistente del centrosinistra. Ma per fare questa battaglia innanzitutto bisogna evitare che la destra vinca e ottenga un controllo pieno del Parlamento, perché sulle macerie è difficile ricostruire.

In ragione di queste considerazioni nella campagna elettorale darò il mio sostegno alla lista e ai candidati di Italia democratica e progressista in alleanza con il PD. Tuttavia penso che il problema principale sia quello di agire per contrastare le tendenze al disimpegno e sottolineare l’importanza di votare in un contesto che rischia di consegnare il Paese ad una destra che dichiara apertamente di puntare al cambiamento della Carta Costituzionale per introdurre il presidenzialismo. L’antidoto, come sempre, è la mobilitazione e la partecipazione dei cittadini sui valori della nostra Costituzione, e ciò che è necessario fare è diffondere la motivazione di questo impegno.
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Ps. Nell’occasione vi segnalo la presentazione del libro “Tirrenia ’82. Un racconto della Festa” che si terrà lunedì 29 agosto alle ore 18:00 alla Festa dell’Unità di Riglione a Pisa (spazi Arci Pagoda) e per giovedì 8 settembre alle ore 21:15 all’Arci la Pieve di Calci. Vi aspetto.

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    Il Taccuino di Paolo Fontanelli

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