Siamo ormai all’ultima settimana di campagna elettorale. Il clima generale, inteso come attenzione politica, non è granché. Sembra che prevalga di gran lunga l’indifferenza e anche il referendum non pare appassionare più di tanto. Eppure la posta in gioco è alta: riguarda il governo di molte Regioni, ma inevitabilmente peserà anche nel clima politico nazionale. Il rischio di un astensionismo in crescita è reale, e con esso quello di una possibile avanzata della destra che appare più capace di galvanizzare il proprio elettorato rispetto al centrosinistra. E ciò mette senza dubbio in risalto i limiti delle scelte del PD, soprattutto in Toscana dove la partita sembra molto incerta, ma non giustifica nessun disimpegno nella battaglia per contrastare la destra nella nostra Regione. La lista SINISTRA CIVICA ECOLOGISTA sta cercando, con i propri limitati mezzi, di portare un contributo significativo nella campagna elettorale sia sul piano della ricerca dei consensi che quello dei contenuti, con l’obbiettivo di rappresentare nella coalizione di centrosinistra, collegata alla candidatura di Eugenio Giani, un punto di riferimento per spostare più a sinistra e in senso ambientalista l’asse delle politiche regionali. Il valore di questa proposta lo abbiamo visto sia nell’iniziativa con il Ministro Roberto Speranza come nell’incontro di ieri con Elly Schlein. Oltre al problema più imminente delle elezioni e del loro esito è emersa l’esigenza di dare corpo ad un progetto più ambizioso, ma necessario, per rianimare e riorganizzare la sinistra sulla base di una visione e di un disegno di cambiamento. In particolare l’intervento di Elly Schlein ha indicato idee e contenuti su cui lavorare. Ecco, mentre ragioniamo su questo non possiamo non notare la campagna imbarazzante del PD. Perlomeno a Pisa. Sono stati inaugurati tre comitati elettorali che rispondono a tre candidati tutti del PD. Sembrano tre partiti diversi, addirittura appoggiati in modo differenziato dai dirigenti nazionali che vengono rimbalzati a rango di sostenitori. Non è uno spettacolo piacevole. Certo le condizioni del confronto interno sono queste e la competizione elettorale è legittima, ma lo sono anche le domande sulla reale rispondenza alla linea politica che viene prospettata dal partito oppure a quella di altri soggetti in campo.
Ho letto che Bonaccini ha fatto una battuta sul rientro di Renzi nel PD, e anche di Bersani in verità. Qualche giorno fa Cuperlo in una intervista rispondeva ad una domanda su Renzi più o meno così: “Renzi è uscito dal PD con l’idea di fare come Macron, portarsi dietro il grosso dei consensi e ridurre ai minimi termini il partito com’è avvenuto con i socialisti francesi. Questo progetto da noi è fallito e forse ora pensa di tornare per riprendersi la ditta”. Non ho visto o letto molte reazioni a quell’intervista, mentre è arrivata quella di Bonaccini. Indubbiamente si sta preparando una bella discussione; chissà dove andrà a parare visto che non sono pochi quelli che già prospettano di un dopo Zingaretti. Ne parlo non perché mi senta coinvolto direttamente, ma perché è difficile immaginare un rilancio di una sinistra rinnovata senza una parte grande di coloro che si riconoscono nel PD.
Tuttavia la cosa più importante da fare in questi giorni è agire e mobilitarsi per il voto di domenica e lunedì prossimi. Sarà decisivo il rapporto con le persone, con gli amici e i conoscenti, e un successo di SINISTRA CIVICA ECOLOGISTA aiuterà tutta la sinistra.
Si voterà anche per il referendum sul taglio dei parlamentari. Ho già motivato qui il mio NO nel merito. Negli ultimi giorni la discussione e le varie scelte annunciate hanno preso il giro del tatticismo: si vota si o no in ragione della difesa o dell’affossamento del Governo. Un tatticismo che talvolta si fonde con il trasformismo. Anche questo non è un bello spettacolo. Io non penso che con il taglio sia in pericolo la democrazia, ma credo invece che la democrazia sia in pericolo se non si esce dal populismo e dal qualunquismo anti politico. La vera domanda che ci dovremmo fare, e fare ai cittadini, è come ricostruire un rapporto di fiducia, di reale rappresentanza, tra i cittadini, la politica e le istituzioni. Altrimenti la spirale populista aprirà nuovi spazi alle pulsioni dirigiste e autoritarie.