Sarà l’età, ma per quanto mi riguarda faccio sempre più fatica a seguire e commentare le vicende politiche. Nel senso che avverto una sensibile diminuzione d’interesse e talvolta di rigetto verso le forme e i contenuti del confronto politico attuale. Eppure viviamo a stagione carica di interrogativi e di rischi concreti per il nostro futuro e soprattutto per quello delle nuove generazioni. La guerra, la pandemia, la crisi climatica, che incidono pesantemente sulle condizioni di vita di milioni di persone, aumentano le diseguaglianze e le povertà, rendono incerte e precarie le prospettive.
Ma la politica e l’insieme del sistema mediatico, che in gran parte ne condiziona i comportamenti, sembrano ignorare la gravità e la profondità di questi problemi. Si galleggia in un mare di risposte superficiali, momentanee, che non vogliono fare i conti con l’esigenza di fondo, che è quella di ragionare sui limiti e le storture dello sviluppo del sistema economico-finanziario, esclusivamente orientato al massimo consumo di tutto, di risorse, di beni, di valori, materiali e morali. In questo contesto non è difficile capire perché aumentano l’astensionismo e il disimpegno mentre, contemporaneamente, crescono gli egoismi di chi sta relativamente bene e i rancori di chi vive un peggioramento nelle proprie condizioni o aspettative.
Tuttavia per chi, come me, ha vissuto immerso nella politica è impossibile estraniarsi e ogni giorno ti chiedi cosa si può fare per cambiare qualcosa. Per questo cerco di dare una mano soprattutto sul piano locale, mettendo a disposizione, per quanto sia utile, l’esperienza acquisita in tanti anni. È con questo spirito che partecipo alle iniziative di Sinistra Civica Ecologista, di ArticoloUno e più in generale della sinistra. Mi auguro, in vista delle elezioni politiche e amministrative dell’anno prossimo, che prenda corpo la costruzione di un credibile campo progressista, ma per affrontare in modo incisivo questioni come quella del cambiamento climatico occorre anche una massiccia mobilitazione sul piano culturale. Per adesso, però, si stenta a vedere quella sensibilità che in altri tempi ha spinto in avanti la sinistra e il movimento democratico. Comunque non disperiamo e ricorriamo anche al valore della memoria per ritrovare giuste motivazioni.
In questo senso abbiamo pensato, io e Franco Marmugi, di ricordare la straordinaria festa nazionale de l’Unità di Tirrenia del 1982 con un breve racconto e tante foto raccolte in un volumetto edito da MdS. Il prossimo mercoledì, 29 giugno, lo presenteremo nell’ambito della rassegna curata dalla libreria Ghibellina nel giardino de La Nuziatina. A parlarne saranno Livia Turco e Susanna Cressati, e certamente un tema centrale sarà quello delle idee di Enrico Berlinguer che chiuse quella festa con una manifestazione davvero imponente. In quei momenti non mancarono riflessioni sui nuovi temi della società, a partire dal femminismo e dal movimento giovanile, che spingevano verso una riflessione critica, che investiva anche il problema del rinnovamento della politica. Forse non è male provare anche oggi, di fronte alla regressione che stiamo vedendo (basti pensare all’abolizione del diritto all’interruzione della gravidanza decida dalla Corte Suprema degli USA), a riprendere il filo di un discorso critico non solo per difendere i diritti acquisiti ma per esercitarli e espanderli concretamente. Spero che mercoledì ci troveremo in tanti.