Giornata parlamentare strana. Stamani in diversi giornali si leggevano interrogativi sul futuro della legislatura, ovvero sulla possibilità delle elezioni anticipate in autunno, a partire dalle iniziative di Renzi che stanno mettendo un in difficoltà la tenuta del Governo Gentiloni, tanto che lo stesso segretario del PD è stato costretto a smentire. I temi su cui si manifesterebbero queste difficoltà sono il rapporto con l’Europa e la legge sullo ius soli al Senato. Tuttavia il grande protagonismo mediatico di Renzi attivato in questi ultimi giorni, attraverso la promozione del suo libro, ha fatto pensare molti. E forse è anche per questo che il M5S ha deciso di ricorrere, in queste ore, all’ostruzionismo sul decreto banche venete per guadagnare un po’ di attenzione sui media. Un decreto nei contenuti molto, molto, discutibile e carico di rischi per i conti pubblici, e quindi per i contribuenti. Il nostro gruppo di Articolo UNO-Mdp nel ribadire il voto positivo sulla fiducia, al fine di evitare tentativi irresponsabili di accelerazione verso le elezioni senza una legge elettorale adeguata, ha annunciato che voterà contro il provvedimento. Ma nel complesso viviamo una fase parlamentare molto confusa e incerta, nella quale anche le leggi che vengono portate avanti o contrastate con grande enfasi, come ad esempio lo ius soli, introducono novità normative importanti ma molto meno dirompenti di ciò che si vuole far credere. In tal senso era istruttivo l’articolo di Emanuele Rossi pubblicato sul Tirreno di ieri. A volte, andando a vedere, non si capisce proprio un Paese che accapiglia su provvedimenti che in sostanza si prefiggono miglioramenti assai limitati.
Però poco si discute delle notizie più importanti, che riguardano le condizioni di vita, economiche e sociali, delle persone e delle famiglie. Ancora una volta a fa riflettere sono i dati di alcuni documentati rapporti sulla ricchezza finanziaria, internazionale e italiana. Da questi rapporti esce chiaramente confermata la tendenza ad un forte aumento delle diseguaglianze. Per lo studio di Bcg (Boston Consulting Group) l’1% delle famiglie detiene il 45% della ricchezza finanziaria del mondo. In Italia questa ricchezza si concentra nell’1,2% delle famiglie che detengono il 20,9% della ricchezza finanziaria. Da un altro studio della Bers (Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo) fatto sui Paesi occidentali risulta che l’Italia sia il Paese in cui, negli anni della crisi, sono aumentate di più le diseguaglianze fra chi guadagna di meno e chi guadagna di più, e la distanza fra i ricchi e i poveri si è allargata in misura maggiore degli altri Paesi.
È evidente che questi dati dicono chiaramente che i redditi che crescono sono quelli collegati alla rendita, soprattutto finanziaria, e che sottraendo risorse agli investimenti, di fatto alimentano la recessione. Vedi articoli allegati. In questo contesto parlare di riduzione delle tasse in modo uguale per tutti, senza progressività, come sta facendo Renzi imitando vecchie idee, è un discorso inaccettabile. E non solo perché “fare parti eguali fra diseguali è profondamente ingiusto”, come diceva Don Milani. Ma soprattutto perché è su questo terreno che si identifica, vive e si concretizza la differenza fra la destra e la sinistra. E chi dice, di fronte a questi dati, che queste categorie politiche sono sorpassate o non esistono più, in realtà si posiziona in una precisa rappresentanza degli interessi, di tipo conservatore, e con una visione del mondo che non può essere quella di chi aspira ad un mondo migliore.
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