Ieri sera la Camera ha approvato il testo della nuova legge elettorale, detta “rosatellum”. Lo ha fatto con una forzatura istituzionale che rappresenta una nuova ferita al ruolo del Parlamento e un pessimo precedente. Approvare alla vigilia delle elezioni nuove regole elettorali, che peraltro penalizzano alcune forze politiche, costituisce non solo un vulnus istituzionale ma consente ad una forza elettoralmente rilevante come il M5S di avviare una campagna contro la presunta discriminazione ai loro danni, intrecciando il vittimismo con l’attacco alla credibilità delle istituzioni. In questo io vedo, l’ho scritto, un azzardo. Penso che il populismo grillino avrebbe avuto molte meno cartucce con un sistema interamente proporzionale. Tra l’altro le prime proiezioni che si vedono, come quella fatta stamani dal Corriere, ovviamente basata sui sondaggi, consegnano al centrodestra, se unito, una vittoria abbastanza netta e dicono che il M5S alla fine riprenderà un rilevante numero di seggi. In questo contesto il centro-centrosinistra (PD+Alfano) rischia di arrivare terzo. Mentre nel rapporto fra PD e sinistra questa scelta produce una rottura politica difficile da ricomporre. Qualcuno nel PD pensa che poi, una volta approvata la legge, la sinistra e in particolare Articolo UNO, dovranno fare i conti con queste norme perché rischiano di rimanere fuori dal Parlamento e comunque si troverebbero in difficoltà sul voto utile. Un ragionamento molto miope, perché con lo sbarramento al 3% è più che probabile che la sinistra possa eleggere un numero di parlamentari equivalente a quello che avrebbero nella coalizione, che può essere anche molto più consistente se riesce il disegno di recuperare voti nell’area dei delusi e degli astenuti di sinistra. Ciò è possibile se la proposta della sinistra viene percepita come chiaramente autonoma dal PD di Renzi, come del resto motivano e profonde differenze sulle politiche del lavoro, della scuola, del fisco, ecc. Inoltre, se stiamo alle recenti votazioni comunali, il tema del voto utile non sembra avere così tanto spazio. Semmai ciò che sembra crescere è la scelta del “non voto” come opzione di fronte ad una offerta politica non convincente. Infatti il numero dei votanti è aumentato sul referendum, quando in tanti, anche a sinistra, hanno deciso di andare alle urne per dare un segnale di cambiamento. Forse divisi di prendono più voti che uniti in coalizione. Anzi, senza forse. Ma per adesso lasciamo da parte le considerazioni puramente legate alle logiche politiche. Le riprenderemo anche alla luce dell’approfondimento nel merito, politico e tecnico, delle nuove norme elettorali che si svolgerà oggi, alle 17.30 presso la Sala Incontri “A.Langer”, con i costituzionalisti pisani Pertici, Rossi e Tarchi e l’onorevole. D’Attorre.
Quanto al mio contributo allo sciopero della fame per l’approvazione dello ius soli il mio turno settimanale, nell’ambito della rotazione prevista, è terminato ieri notte e mi tocchera’ di nuovo il prossimo giovedì. Speriamo che questa iniziativa, a cui hanno aderito tante persone e tanti parlamentari, riesca a incidere sulle resistenze che bloccano il provvedimento.
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