Arriviamo in tarda serata al voto in Aula sulla legge di bilancio. Sarà l’ennesimo voto di fiducia, probabilmente l’ultimo della legislatura. Ci arriviamo dopo aver assistito ad uno spettacolo poco edificante in commissione bilancio. Un delirio di “mance” sotto forma di emendamenti presentate dai deputati della maggioranza con la complicità del Governo. E infatti tutta la giornata odierna è servita per trovare le necessarie coperture finanziarie con il Ministero dell’economia e della finanza. Mentre il debito cresce. Però non si sono trovate le risorse per risolvere, almeno in una misura accettabile, il problema dei precari della ricerca. Su questo, come gruppo, abbiamo deciso di presentare, dopo la bocciatura dei nostri emendamenti, un ordine del giorno per tenere vivo l’impegno. Importante e efficace è stata la dichiarazione di voto in Aula di Pierluigi Bersani, che ha messo al centro i problemi reali del Paese, a partire dalla crisi sociale e dal suo intreccio con la questione democratica. Chi può la riascolti sul sito della Camera.
Comunque il clima politico si è fatto molto pesante, dal punto di vista dello smarrimento di molti deputati del PD, in ordine alla vicenda delle banche. Il partito di Renzi ha voluto la commissione d’inchiesta sul sistema bancario e solo poche settimane fa ha cercato di impedire il rinnovo dell’incarico di Governatore della Banca d’Italia a Ignazio Visco, sostenendo che era il primo responsabile del mancato controllo sulle crisi bancarie. Ora, per cercare di attutire le difficoltà in cui sono caduti, non solo ha dovuto ringraziare lo stesso Visco dandogli atto di avere evitato di aggravare la posizione del PD sulla questione nella sua audizione, ma si appella alla speranza che il tema delle banche sparisca quanto prima dal dibattito politico. Tutto questo perché hanno pensato con faciloneria e con una sfacciata disinvoltura di poter nascondere, e persino trasformare in offensiva politica, comportamenti assai discutibili, frutto di una concezione chiusa e ristretta a pochi dell’esercizio del potere. È ciò che è emerso chiaramente dalle mosse e dai contatti del cosiddetto “giglio magico”, dal quale è spuntato, dopo la Boschi, anche l’attivismo di Carrai. Quel Carrai che cura la Fondazione di Renzi, che è rimasto Presidente di Toscana Aeroporti nonostante il cambiamento degli azionisti di maggioranza, cioè della proprietà e che anzi è diventato il garante di una operazione di privatizzazione che sta ridimensionando in modo preoccupante lo spazio delle garanzie per i beni pubblici, oltre che per i lavoratori dell’azienda. Leggendo i giornali di stamani e i commenti sui siti viene fuori un quadro tutt’altro che rassicurante e che richiederebbe un esame chiaro della situazione, è una assunzione di responsabilità soprattutto da parte del PD e di Gentiloni. Ma non mi pare sia aria.
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