Viviamo giorni attraversati da sentimenti e impressioni contrastanti. La delusione per le elezioni britanniche, con la forte vittoria di Johnson sostenuto dagli operai e dai ceti più popolari, insieme al fallimento della conferenza ONU sul clima, segnata dall’assenza di reali e concreti impegni per contrastare la deriva catastrofica, producono indubbiamente un effetto deprimente. Al contrario le piazze delle Sardine a Roma San Giovanni e in molte altre città, compresa Pisa, portano un’aria nuova, più fresca, insieme alla determinazione a resistere di fronte all’onda montante della destra nazionalpopulista. Un’aria che contiene una voglia di speranza. Non è cosa da poco in un Paese come l’Italia che in dieci anni ha visto emigrare 182mila laureati mentre rivolgeva l’attenzione, con il contributo centrale dei media, alle strumentalizzazioni e alle falsificazioni della Lega sull’immigrazione. La verità è che la campagna di odio, di rancore e di semplificazione, che ha le sue radici nel malessere sociale creato dalla crisi e da uno sviluppo distorto, ha oscurato il problema di fondo, che è quello di un processo di declino economico, culturale e sociale, che sta investendo il nostro Paese e anche l’Europa. E quasi nessuno ha il coraggio di dirlo, torna meglio dire che “siamo un grande Paese”.
Un’occasione per parlarne sarà anche l’incontro di presentazione del periodico “Il Grandevetro” che nel numero in uscita dedica molto spazio alla discussione sull’attuale contesto politico italiano. La partecipazione di alcuni promotori del movimento pisano delle Sardine rappresenta una interessante opportunità di confronto (qui sotto e in allegato).
Inoltre un ricordo: ieri ci ha lasciati Silvano Orsi, storico militante politico e sindacale della sinistra pisana. Operaio della fabbrica di Marina, prima CIMASA e poi Fiat Motofides. Protagonista della battaglia contro i licenziamenti discriminatori del 1957. Mi ha raccontato più volte, a me e a tanti altri, di quella vicenda. Mentre venivano espulsi dalla fabbrica tutti i compagni di lavoro più attivi, perché sindacalisti e/o comunisti, lui fu risparmiato perché faceva parte della Commissione Interna ed era protetto dalle norme. Più volte ha rammentato che viveva quel passaggio con disagio. Ma reagì con fermezza e dignità, e per più di un anno fu l’unico lavoratore a fare gli scioperi sindacali da solo davanti i cancelli della fabbrica. Fino a che altri lavoratori trovarono la forza di ribellarsi alla prepotenza del padrone. In seguito diventò un punto di riferimento importante per il movimento operaio pisano, sempre presente nel dibattito politico e sindacale con intelligenza e con una non Comune capacità di interpretare i bisogni dei lavoratori e le lotte per affermare i diritti del lavoro. Negli anni settanta fu consigliere comunale del PCI e ancora protagonista di molte iniziative per migliorare il suo quartiere e la città. Grazie Silvano.
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