Ieri sera il voto finale sul bilancio della Camera con solo 7 voti contrari. Non hanno partecipato al voto i deputati del M5S, che hanno abbandonato la seduta per protesta contro l’espulsione dall’Aula di Di Battista, autore di uno scontro sopra le righe con la Presidente Boldrini. Indubbiamente questa uscita ha agevolato e velocizzato i lavori poiché, in assenza dei proponenti, sono decaduti molti ordini del giorno del loro gruppo. Mi dispiace perché nel lungo lavoro di elaborazione e di esposizione dei pareri, come Collegio dei Questori, avevamo predisposto formulazioni che in molti casi andavano incontro anche alle loro richieste. Tuttavia il risultato è positivo, perché oltre all’evidente e indiscutibile risultato sui risparmi, apprezzato da tutti i gruppi, con alcuni suggerimenti emersi nel confronto si possono fare ulteriori miglioramenti. In questo caso, più che sui conti, sui servizi al lavoro parlamentare. Ma di tutto questo poco o nulla si trova sugli organi d’informazione, mentre sulla rete, e su Twitter in particolare, imperversano quelli che qualunque cosa faccia il Parlamento, è comunque poco ed è uno “schifo”. Pazienza. Comunque tutti i documenti del bilancio sono visibili sul sito della Camera, dove si possono vedere anche gli interventi del dibattito in aula.
Però quest’ultima considerazione porta con sé anche qualche domanda su ciò che talvolta si legge nei social anche in relazione ai post di questo sito. Ad esempio gli ultimi commenti al post del 31 luglio, che aveva al centro del ragionamento il tema dello squilibrio e dell’ingiustizia fiscale. Due persone che non conosco hanno scritto brevi commenti con l’intento non di criticare o discutere nel merito, ma con la sola volontà di manifestare un risentimento. Uno mi chiede cosa ho fatto da quando sono “seduto in Parlamento”. Ora, al di là del fatto che non sono in Parlamento per decisione personale, voglio dire che se uno vuole può trovare molte informazioni sull’attività dei singoli parlamentari solo “navigando” sulla rete. E poi si può sempre provare una relazione diretta attraverso la posta elettronica. Tutti hanno un indirizzo email indicato sui siti istituzionali. Allora perché rinunciare ad approfondire prima di sentenziare? Soprattutto quando il confine fra critica e pregiudizio rischia di sparire e le due cose confondersi in un atteggiamento antiparlamentare che contrasta con i principi democratici. L’altro (Novelli) si complimenta con me, ovviamente in senso ironico, perché sono nella fascia di quelli (277 mila in Italia) che con il 730 superano i 120.000 euro annui. Non è una scoperta, l’informazione è pubblica ed è sul sito della Camera. Certo, l’indennità dei parlamentari porta a superare quella cifra, che non è poca cosa, ma il tema principale è perché il numero di quelli che la superano è così ristretto. Comunque per quanto mi riguarda so che appena finisco il mandato parlamentare scenderò notevolmente sotto quella soglia, ma ciò non mi peserà in alcun modo perché una parte significativa di quella indennità (oltre 30.000 euro l’anno) la verso da sempre, come molti altri, alla forza politica di appartenenza (PD prima e Articolo UNO adesso). Ma non diminuirà il rispetto e, se possibile, l’impegno per la politica che è tutt’altro che compensi o indennità. Forse non per tutti, ma mi piace pensare che gran parte di quelli che fanno politica agiscono in primo luogo in ragione delle proprie convinzioni e per spirito di servizio.
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